La parola “Bibbia” deriva dal termine greco bìblia che significa “libri”, perché composta di sessantasei libri, che, pur abbracciando generi diversi, formano un’opera unica. Alla sua stesura, lungo un periodo di circa 1500 anni, hanno contribuito circa 40 scrittori di diversa estrazione: re, pescatori, sacerdoti, funzionari governativi, agricoltori, pastori e medici. Nonostante differenze così nette, la Bibbia è un testo caratterizzato da una straordinaria uniformità, con argomenti e personaggi paralleli che s’intrecciano in ogni suo libro. Anche le lingue usate nella stesura dei testi sacri erano diverse: l’Antico Testamento [composto da 39 libri] fu scritto quasi interamente in ebraico, una lingua semitica affine al fenicio e all’ugaritico. Le sole porzioni scritte in aramaico, altra lingua semitica, sono Esdra 4:8-6:18; 7:12-26; Daniele 2:4-7:28 e Geremia 10:11. Il Nuovo Testamento [composto da 27 libri] è stato scritto interamente in greco Koinè, lingua di uso comune nel mondo greco-romano dell’epoca.
Nonostante i molteplici scrittori, le loro differenti estrazioni sociali, i luoghi, le epoche e le diverse lingue usate, l’unità della Bibbia è dovuta al fatto che, in definitiva, ha un solo Autore: Dio stesso. La Bibbia è “ispirata da Dio” (II Timoteo 3:16). L’ispirazione è l’influenza soprannaturale dello Spirito di Dio sulla mente umana, mediante la quale gli scrittori sacri sono stati sospinti a scrivere verità divine senza errori. Costoro hanno riportato esattamente il messaggio divino, e il risultato è stata la perfetta e completa rivelazione scritta di Dio, infatti “… degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (II Pietro 1:20, 21).
Perché la Bibbia è composta di due parti?
Le espressioni “Antico Testamento” e “Nuovo Testamento” sono state usate per distinguere le Scritture ebraiche da quelle cristiane. La raccolta ufficiale degli scritti cristiani, composta dopo la metà del II secolo, fu chiamata Nuovo Testamento. Questa raccolta è stata posta accanto ai libri canonici ebraici come avente pari ispirazione e autorità. Le scritture ebraiche furono allora chiamate “Antico Testamento”. “Antico Testamento” e “Nuovo Testamento” significano precisamente Antico e Nuovo Patto.
Il “Patto” (ebr. berith; gr. diathéke) è una designazione veterotestamentaria della legge mosaica, “il libro del patto” (II Re 23:2); l’apostolo Paolo fa riferimento allo stesso concetto quando parla della lettura dell’“Antico Patto” (II Corinzi 3:14). Allo stesso modo, l’uso neotestamentario di diathéke non è “testamento” o “volontà” ultime del testatore (eccetto che in Ebrei 9:16, 17), come nel greco classico, ma “patto” o “alleanza”. È importante ricordare che, nel Nuovo Testamento, molti degli eventi riportati (p. es. la maggior parte di quelli narrati nei quattro Vangeli), cronologicamente sono da collocare nell’Antico Patto. La morte di Cristo, con la cortina del tempio che separava il luogo santo dal luogo santissimo, laceratasi da cima a fondo (Matteo 27:51), pose fine all’era della Legge e diede inizio effettivamente al Nuovo Testamento (Patto).
L’Antico Testamento parla della creazione del mondo e dell’uomo, della sua caduta e della promessa di redenzione che già additava alla “progenie della donna” (Genesi 3:15), che avrebbe sconfitto il serpente antico, il diavolo, per offrire salvezza al mondo. Questa prima parte della Bibbia, inoltre, descrive la costituzione e la conservazione della nazione di Israele. Per adempiere la Sua promessa di redenzione, Dio scelse Abraamo e la sua progenie, il popolo d’Israele, nel quale sarebbe nato Colui che avrebbe benedetto il mondo intero (Genesi 12:2, 3). Una volta stabilito come popolo, da Israele Dio suscitò una famiglia attraverso cui sarebbe venuta la benedizione promessa: la famiglia del Re Davide (Salmo 89:3, 4; Isaia 11:1-10). I libri che compongono l’Antico Testamento includono resoconti storici, elenchi di leggi, comandamenti e prescrizioni, poesie, canti, profezie e altri tipi di scritti. Questi resoconti non sono stati raccolti soltanto perché si pensava avessero una rilevanza di carattere storico, ma soprattutto perché attestavano l’opera di Dio nel Suo popolo e perché, attraverso ombre e figure di carattere tipologico, questi scritti additassero il Figlio di Davide, la progenie d’Abramo.
Il Nuovo Testamento descrive la venuta del Figlio di Dio. Il suo nome è Gesù, Egli ha adempiuto le profezie dell’Antico Testamento vivendo una vita perfetta, morendo per essere il Salvatore del mondo e risuscitando dai morti per la giustificazione di tutti coloro che credono. I primi quattro libri parlano della vita di Gesù, e sono chiamati Vangeli (cioè “buona notizia”). Lo scrittore di uno dei Vangeli, Luca, ha elaborato anche un resoconto dei primi avvenimenti storici che coinvolsero la Chiesa e della predicazione dell’Evangelo: gli Atti degli Apostoli. Il resto dei libri è costituito da lettere fatte recapitare a varie chiese cristiane, che contengono insegnamenti, incoraggiamenti, riprensioni e consigli, molte delle quali scritte da Paolo, l’apostolo delle Genti. L’ultimo libro, denominato Apocalisse, è “la rivelazione di Gesù Cristo”, che presenta gli eventi conclusivi della storia umana e la vittoria finale di Cristo.
Il protagonista della Bibbia
Gesù Cristo è il personaggio centrale della Bibbia; tutte le Scritture parlano di Lui (Luca 24:27). L’Antico Testamento predice la Sua venuta e prepara il Suo ingresso nel mondo. Il Nuovo Testamento descrive la Sua venuta e la Sua opera per portare la salvezza a un mondo distrutto dal peccato. Il tema unificante dell’intera Scrittura è Gesù Cristo.
L’Antico Testamento è la preparazione all’avvento di Cristo, Lo preannuncia tipologicamente e profeticamente.
I Vangeli Lo presentano sotto l’aspetto redentivo nella Sua manifestazione di Dio, che si è incarnato, assumendo una piena natura umana.
Gli Atti Lo ritraggono mentre viene predicato e il Suo Evangelo è diffuso nel mondo.
Le Epistole ne espongono l’opera di redenzione.
L’Apocalisse Lo rivela quale adempimento dei piani e degli scopi divini.
Dalla “progenie della donna” di Genesi 3:15, promessa nel paradiso perduto, all’“alfa e omega” di Apocalisse 22:13, del paradiso ridonato, Cristo è “il principio e la fine”, “il primo e l’ultimo” nella rivelazione di Dio all’uomo. La Bibbia, infatti, presenta un’unica storia: quella della redenzione umana. Questa narrazione è uno svelarsi progressivo della verità centrale della Bibbia: il Figlio di Dio, nel Suo eterno consiglio, doveva incarnarsi per la redenzione dell’uomo decaduto. La rivelazione delle Scritture orienta l’uomo nel vasto piano di salvezza dispiegato da Dio attraverso i secoli. Gesù, però, è più che una figura storica, è più che un uomo. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per fornirci un’immagine chiara e comprensibile di Dio (Giovanni 1:14; 14:9).
Da dove posso iniziare a leggere la Bibbia?
Se il personaggio centrale della Bibbia è Gesù, allora il modo migliore per iniziare la lettura del libro di Dio è proprio da uno dei Vangeli: si potrà conoscere la vita, la morte e la risurrezione di Gesù; in seguito, si potrà proseguire leggendo gli altri libri della Bibbia.
È opportuno leggere almeno un intero capitolo alla volta, se si può anche più di uno, per scorgere il dipanarsi della vita terrena di Gesù Cristo. È utile chiedersi cosa dice quel passo su Dio, su Gesù e come questo si può applicare alla propria vita e se c’è qualcosa che siamo incoraggiati a fare come risultato del brano letto. Se non abbiamo mai letto la Bibbia, sarebbe davvero utile farlo insieme a un amico credente (magari proprio chi ci ha regalato la copia della Bibbia), chiedendogli di parlare con lui a proposito di ciò che si è letto.
Prima di leggere, è buona cosa pregare Dio, affinché parli attraverso il testo illuminandoci sul significato. La Bibbia non è un testo come un altro, infatti, lo Spirito Santo per mezzo d’essa trasforma la vita di quanti sono alla ricerca di salvezza, perdono e speranza. “Le parole che vi ho dette”, disse Gesù, “sono spirito e vita” (Giovanni 6:63). Più e più volte il salmista, nell’afflizione, nella prostrazione, come pure nel peccato, esclama: “… dammi vita secondo la tua parola” (Salmo 119:25, 107, 154). Anche l’apostolo Paolo dichiara, a proposito dell’efficacia della Parola di Dio: “… noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete” (I Tessalonicesi 2:13).
Se ci accostiamo al “Libro di Dio” con un cuore umile, desideroso di sperimentare le verità che contiene, lo Spirito Santo toccherà il nostro cuore e opererà nella nostra vita.
Risorse aggiuntive
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