Scrittore

Mosè

Tema

La santità

Datazione del testo

1445–1405 a.C.

Contesto

Il Levitico è strettamente collegato al libro di Esodo. Quest’ultimo riporta la liberazione degli Israeliti dall’Egitto, la ricezione della Legge di Dio e la costruzione del tabernacolo, il santuario mobile o luogo di adorazione, che testimoniava la Sua presenza in mezzo al Suo popolo. Esso fu costruito secondo il modello di Dio. Il libro di Esodo si chiude con la presenza visibile del Signore sul nuovo tabernacolo pieno della Sua gloria (Es 40:34). Il Levitico contiene le leggi e le istruzioni che Dio diede a Mosè lungo i due mesi intercorsi tra il completamento del tabernacolo (Es 40:17) e la partenza di Israele dal Monte Sinai (Nu 10:11). Il titolo di “Levitico” non proviene dalla Bibbia ebraica, ma dalle versioni greche e latine del Testo Sacro. Questo titolo potrebbe far pensare che il libro si riferisca soltanto ai sacerdoti e ai leviti, loro assistenti nelle funzioni del tabernacolo, ma non è così, perché gran parte di esso si riferisce a tutto Israele. Il Levitico è il terzo libro di Mosè. Vi si afferma più di 50 volte che esso è costituito dalle parole di Dio e dalla rivelazione data a Mosè per Israele, messe per iscritto da Mosè stesso. Gesù, riferendo un passo del Levitico, cita Mosè come colui che ha ricevuto i comandamenti (Mr 1:44). Lo stesso fa pure l’apostolo Paolo, dicendo: “Mosè descrive … ” (Ro 10:5). Alcuni critici affermano, invece, che il Levitico altro non sia che l’opera di un sacerdote che raccolse in un solo libro, molto tempo più avanti, gli scritti che lo compongono. Costoro rifiutano l’ispirazione divina, l’autorità e l’inerranza propria del testo biblico originale (vd. introduzione a Esodo).

Scopo

Il Levitico fu scritto per istruire il popolo di Israele e i sacerdoti su come avvicinarsi al Signore attraverso i sacrifici di espiazione (cioè i sacrifici che coprono il peccato e ne consentono il perdono da parte di Dio). Il libro, inoltre, riporta molto chiaramente i principi dati dal Signore al Suo popolo scelto, su come vivere in modo santo. La parola “santo” indica la purezza spirituale e morale, l’integrità e il carattere benigno a cui il popolo era chiamato e implica la separazione dal male e la consacrazione completa a ciò che il Signore dice essere giusto.

Sommario

Il Levitico contiene due grandi temi: l’espiazione e la santità.

(1) I capp. 1–16 descrivono il modo in cui Dio, nell’Antico Testamento, trattava il peccato e considerano, altresì, il tema della separazione che questo causava tra il Signore e il Suo popolo. Attraverso i sacrifici, Egli trovò il modo di riconciliare a Sé il popolo di Israele, accordandogli il perdono, ristabilendo e mantenendo viva la comunione con Lui. Le diverse forme del verbo “fare espiazione” (ebr. kaphar) ricorrono 48 volte in tutto il Levitico. Il sostantivo “espiazione” ricorre 3 volte. Il significato principale del verbo è “coprire” oppure “provvedere una copertura”. I sacrifici di sangue dell’Antico Testamento, infatti, provvedevano “coperture” provvisorie per il peccato (cfr. Eb 10:4) fino al tempo in cui Gesù Cristo avrebbe offerto Sé stesso come sacrificio perfetto, per togliere il peccato del mondo (cfr. Gv 1:29; Ro 3:25; Eb 10:11, 12). Il servizio compiuto dai sacerdoti (capp. 8–10) rappresentava simbolicamente il ministerio di Cristo, come il solo Mediatore tra Dio e l’uomo. L’annuale “giorno delle espiazioni” (cap. 16) era anch’esso una cerimonia simbolica che prefigurava il sacrificio di Gesù, che un giorno avrebbe offerto Sé stesso, soffrendo e morendo per espiare la colpa dovuta al nostro peccato (cioè la ribellione al Signore) e avrebbe riaperto la strada della nostra relazione personale con Lui.

(2) I capp. 17–27 presentano una serie di regole pratiche per la purezza morale e un vita santa. Più volte Dio comanda: “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (ad es. 19:2; 20:7, 26). Le parole ebraiche che stanno per “santo” ricorrono più di 100 volte in questo libro. Il popolo doveva sempre ricordare la necessità di vivere nella purezza morale e spirituale e nell’ubbidienza. Questo richiedeva separazione dal male e consacrazione a ciò che il Signore afferma essere giusto. Come popolo di Dio, la loro vita doveva essere straordinariamente e positivamente diversa da quella dei popoli vicini. Il Levitico esprime la santità attraverso un rituale (cap. 17) e l’adorazione (capp. 23–25), ma soprattutto attraverso la condotta di vita quotidiana (capp. 18–22). Ciò dimostra che la vera santità non consiste soltanto nell’evitare il peccato e il male, ma anche nel desiderare ciò che è giusto e nel fare ciò che Dio vuole. Chi considera la santità come un fatto negativo e limitativo non riesce a scorgere la via della vita positiva ed esuberante che il Signore ha provveduto in Cristo. Il Levitico si conclude con il discorso di Mosè sulle ricompense per l’ubbidienza (cap. 26) e con le istruzioni specifiche sull’adempimento di promesse particolari fatte a Dio (cap. 27).