Scrittore

Esdra

Tema

Un nuovo inizio

Datazione del testo

450–420 a.C.

Contesto

Il libro di Esdra (incluso nel periodo storico che intercorre tra 1 Cronache e Neemia), scritto dopo i settant’anni d’esilio in Babilonia, si inserisce nella storia del popolo di Israele (per un breve riepilogo degli avvenimenti che portarono alla deportazione degli Ebrei in Babilonia vd. introduzione a 2 Re e nota 2R 24:1). Negli antichi testi ebraici, Esdra e Neemia costituirono dapprima un solo libro come pure 1 e 2 Cronache. Gli studiosi della Bibbia ritengono che gli avvenimenti storici riportati in questi quattro libri sarebbero stati redatti da un unico scrittore. Sebbene il suo nome non sia mai espressamente citato nei testi, quasi tutte le fonti ebraico-cristiane nonché molti studiosi moderni, ritengono che questi scritti siano opera di un’unica mano: quella di Esdra lo scriba (ossia copista delle Sacre Scritture) e sacerdote (per altri dettagli sul ruolo di Esdra come autore vd. introduzione a 1 Cronache). Secondo la tradizione fu Esdra a raccogliere i libri dell’Antico Testamento in un’unica opera. Egli è ritenuto l’ideatore della forma di culto praticata nei templi e, al tempo stesso, il promotore della sinagoga di Gerusalemme. Quivi fu definitivamente elaborato il canone dei libri veterotestamentari, ossia i testi da accettare come pienamente ispirati e autorevoli, per questo da inserire nell’Antico Testamento (la prima parte della nostra Bibbia).

Esdra fu un conduttore timorato di Dio, risoluto nella sua lealtà verso il Signore e con una profonda passione per la Parola di Dio. La sua narrazione degli eventi del popolo ebraico, scritta durante la seconda metà del V secolo a.C. e riportata nei libri delle Cronache, Esdra e Neemia, è incentrata sui temi della speranza, del risveglio, della riforma e del ristabilimento di Israele. Il libro di Esdra narra come il Signore adempì la promessa, fatta al profeta Geremia (Gr 29:10-14), di ristabilire il popolo nella sua terra, dopo settant’anni d’esilio (1:1). Il crollo di Giuda, che non riuscì ad affermarsi come nazione e il suo esilio in Babilonia, conseguenza diretta dell’infedeltà verso il Signore, avvenne in tre fasi distinte. Durante la prima (605 a.C.) furono deportati i governatori e la giovane nobiltà di Giuda, Daniele compreso. Nella seconda fase (597 a.C.) furono esiliate altre 11.000 persone, tra le quali Ezechiele. La terza (586 a.C.) vide la deportazione del rimanente di Giuda, con l’eccezione di Geremia e della popolazione più povera. Similmente il ritorno dall’esilio si compì in tre momenti diversi. Nella prima fase (538 a.C.), 50.000 esuli fecero ritorno in patria guidati da Zorobabele e Iesua (cfr. Ed 2); la seconda (457 a.C.) vide il rimpatrio di 1.700 uomini, oltre alle donne e ai bambini, per un totale di 5.000–10.000 Ebrei, guidati da Esdra (cfr. 8:1-14, 18-21). Fu Neemia (444 a.C.) a riportare in patria l’ultimo gruppo (cfr. Ne 2:1-10).

È bene notare che i primi esuli ebrei fecero ritorno a Gerusalemme nel 538 a.C. settant’anni dopo le prime deportazioni operate dai Babilonesi. Circa due anni dopo la sconfitta dell’Impero babilonese da parte dell’Impero persiano (539 a.C.), i Giudei tornarono nella loro patria grazie a un decreto (ossia un ordine emanato da un regnante) del re persiano Ciro (1:1-11; 2Cr 36:22, 23).

Il libro di Esdra riporta le prime due fasi dell’opera di ricostruzione di Israele. Essa vide il coinvolgimento di tre re persiani (Ciro, Dario e Artaserse) e di cinque grandi guide spirituali che condussero il popolo:

(1) Zorobabele, che aiutò i primi esuli a ristabilirsi a Gerusalemme e lavorò alla riedificazione del tempio;

(2) Iesua, un sommo sacerdote timorato di Dio che collaborò con Zorobabele;

(3) Aggeo;

(4) Zaccaria, che insieme al profeta Aggeo, incoraggiò incessantemente il popolo a portare a termine l’opera di ricostruzione del tempio;

(5) Esdra, che ricondusse in patria il secondo gruppo di esuli.

Quest’ultimo fu usato da Dio in particolare per il ristabilimento spirituale e morale del popolo. Esdra, probabile scrittore di questo libro, guidato dallo Spirito Santo, completò il racconto storico servendosi di una varietà di lettere, documenti ufficiali (es. 1:2-4; 4:11-22; 5:7-17; 6:1-12), genealogie (es. 2:1-70), memorie personali e autobiografie (es. 7:27–9:15). Il libro fu scritto in ebraico con l’eccezione dei paragrafi 4:8–6:18 e 7:12-26, redatti in aramaico, la lingua ufficiale degli esuli.

Scopo

Questo libro fu scritto per rendere note al popolo e alle future generazioni la compassione, la provvidenza e la fedeltà divine nell’adempimento profetico del ritorno di una parte della nazione ebraica nella terra d’origine. Nel fare questo, il Signore:

(1) toccò il cuore di tre diversi re persiani, affinché favorissero l’insediamento del Suo popolo a Gerusalemme e la ricostruzione del tempio;

(2) usò delle guide fedeli e consacrate, affinché incoraggiassero il popolo al risveglio spirituale con una maggior confidanza nella Parola di Dio e motivassero al ravvedimento quanti erano stati infedeli verso il Signore.

Sommario

I dieci capitoli del libro di Esdra si dividono in due sezioni principali:

(1) la prima (capp. 1–6) parla del ritorno a Gerusalemme di una parte degli esuli e della ricostruzione del tempio, essa ha inizio laddove termina il secondo libro di Cronache, con il popolo ancora in cattività. Ma il decreto del re Ciro di Persia (538 a.C.), permise agli Ebrei di ritornare in Palestina (1:1-11). Il cap. 2 elenca i partecipanti alla prima fase del rimpatrio, circa 50.000 persone (1:5; 2:64, 65). Nel terzo capitolo Zorobabele (discendente del re Davide) e Iesua (sommo sacerdote) incoraggiano il popolo a intraprendere la ricostruzione del tempio, distrutto completamente da Nabucodonosor. Nel frattempo, furbescamente, alcuni nemici di Giuda si servono, senza riuscirci, di mille sottigliezze per bloccare il progetto (cap. 4), che, nonostante tutto, fu completato nel 516 a.C. (capp. 5, 6);

(2) la seconda parte del libro (capp. 7–10) descrive il susseguirsi dei rimpatri sotto la guida di Esdra e la profonda riforma spirituale che ne seguì. Fra i capp. 6 e 7 bisogna considerare un intervallo di circa sessant’anni, durante il quale Ester (una donna ebrea, dalla cui storia prende il nome il libro biblico) fu regina di Persia come moglie di re Serse I. Ester assunse tale ruolo attorno all’anno 478 a.C. (vd. introduzione a Ester). I capp. 7 e 8 narrano gli avvenimenti accaduti circa venti anni più tardi, quando un gruppo più ridotto rientrò a Gerusalemme sotto la guida di Esdra. Se il primo gruppo di esuli completò la ricostruzione della casa di Dio, Esdra aveva il compito di portare il popolo a una nuova ubbidienza nei confronti della Sua legge (cfr. Ne 8:1-8). Il servo di Dio, nel compiere fedelmente la sua opera dovette ingaggiare un acceso conflitto con gli uomini di Giuda, a causa della loro aperta ribellione spirituale e morale ormai radicata in loro. Questi uomini, tra le altre cose, avevano contratto matrimonio con donne pagane delle nazioni circostanti. Preso da profonda angoscia, Esdra stesso confessò i loro peccati al Signore e pregò per i ribelli (cap. 9). Il libro termina con un ravvedimento pubblico e con l’annullamento dei matrimoni contratti con le donne pagane (cap. 10) le quali avrebbero fatto ripiombare la nazione nell’idolatria, causa primaria del crollo e della deportazione del popolo eletto.