Scrittore
Geremia
Tema
L’inevitabile giudizio di Dio sull’impenitente regno di Giuda
Datazione del testo
ca. 585–580 a.C.
Contesto
Il ministerio profetico di Geremia si focalizzò sul regno di Giuda durante gli ultimi quarant’anni della sua storia (626–586 a.C., per un ripasso degli eventi che condussero alla divisione di Israele in due regni, quello del Nord e quello del Sud, vd. introduzione a 1R, 1Cr e Ed). Brevemente ricordiamo che, sotto Roboamo, figlio del re Salomone, la nazione di Israele fu divisa in due regni intorno al 930 a.C. Il Regno del Nord mantenne il nome Israele e includeva dieci delle dodici tribù della nazione. Il Regno del Sud fu chiamato Giuda, il nome della più grande delle due tribù che costituivano il regno (vd. mappa Il Regno Diviso, pag. 588). I due regni furono caratterizzati da due differenti linee di successione al trono, i discendenti del re Davide continuarono a regnare esclusivamente su Giuda. Israele mantenne un atteggiamento di ribellione verso Dio per la maggior parte del tempo, per essere alla fine conquistata dagli Assiri nel 722 a.C. Giuda, invece, ebbe periodi in cui fu governata da re fedeli e devoti, ma alla fine anch’essa si ribellò al Signore e cadde nelle mani dei Babilonesi nel 586 a.C.
Geremia avvertì incessantemente Giuda dell’imminente giudizio divino, ma il popolo rifiutò di ascoltarlo. Questo profeta visse abbastanza a lungo da essere testimone dell’invasione babilonese in Giuda, che portò alla distruzione di Gerusalemme e del tempio (vd. note 2R 24:1; 25:1). Dio incaricò Geremia di annunciare la Sua parola durante gli anni del declino e della distruzione della nazione giudaica. Perciò da questo libro emergono una profonda disperazione e una lucida consapevolezza dell’imminente rovina.
Geremia nacque nella famiglia di un sacerdote e crebbe nel villaggio sacerdotale di Anatot (6 km a nord-est di Gerusalemme) durante il regno del malvagio re Manasse. Intraprese il suo ministerio profetico durante il tredicesimo anno del regno di Giosia, il re buono, e appoggiò gli sforzi di questo sovrano per riformare spiritualmente la nazione. Purtroppo questi tentativi non portarono a un vero cambiamento nel cuore degli abitanti di Giuda. Il Signore perciò disse a Geremia di avvertire il popolo che, se non si fosse allontanato dai propri comportamenti malvagi e ribelli e non fosse tornato a Lui, la nazione avrebbe sperimentato un giudizio e una rovina improvvisa.
Nel 612 a.C. l’Assiria, la maggiore potenza mondiale di quel tempo, fu conquistata dalla coalizione neo-babilonese (alleanza formata da Medi e Caldei). Dopo circa quattro anni dalla morte del re Giosia, Babilonia sconfisse l’Egitto nella battaglia di Carchemis (605 a.C., vd. 46:2). Babilonia divenne così la nazione più potente del mondo. In quello stesso anno, l’esercito babilonese di Nabucodonosor invase Giuda, conquistò Gerusalemme e deportò in Babilonia un certo numero di giovani della città conquistata. Tra loro c’erano Daniele e i suoi tre amici Anania, Misael e Azaria (conosciuti come Sadrac, Mesac e Abed-Nego). Una seconda campagna militare contro Gerusalemme ebbe luogo nel 597 a.C. causando la deportazione in Babilonia di diecimila prigionieri, incluso il profeta Ezechiele. Durante questo periodo di declino, il popolo rifiutò di prendere sul serio gli avvertimenti profetici di Geremia. Ciò condusse alla distruzione di Gerusalemme, del suo tempio e alla devastazione dell’intero regno di Giuda nel 586 a.C. (vd. mappa L’Esilio del Regno del Sud, pag. 656).
Questo libro profetico mostra come Geremia, soprannominato spesso “il profeta del pianto”, fu un uomo che si contraddistinse per il messaggio duro che annunciava ma, allo stesso tempo, per lo spirito sensibile e il cuore rotto (vd. ad es. Gr 8:21–9:1). Il suo spirito devoto rese la sofferenza ancora più intensa, mentre la sua famiglia, i suoi amici, i sacerdoti, i re e tutto il popolo di Giuda rigettavano il messaggio divino che annunciava. Nonostante la solitudine e il rifiuto accompagnarono tutta la sua vita, Geremia fu uno dei profeti più audaci e coraggiosi. Non si fermò davanti alla più dura opposizione e adempì fedelmente il compito che il Signore gli aveva affidato: avvertire i suoi concittadini che il giudizio divino era vicino. In tutta la Bibbia è difficile trovare un ministro di Dio che abbia servito così fedelmente per tanti anni, nonostante l’indifferenza riscontrata per tutto il periodo della sua predicazione. La fedeltà a Dio e l’amore per il popolo, dimostrati da Geremia, provocarono solamente rifiuto, opposizione e persecuzione da parte dei governanti di Giuda. Eppure il potente ministerio di Geremia fu esercitato secondo la volontà di Dio. Infatti, se da una parte il popolo si rifiutò di ascoltarlo, dall’altra non aveva scuse legittime o giustificazioni da poter presentare davanti al Signore: Geremia li aveva fedelmente avvertiti in anticipo che il giudizio sarebbe giunto a causa del loro comportamento empio.
La paternità di Geremia del libro omonimo è chiara (1:1). Dopo aver proclamato gli avvertimenti divini a Giuda per vent’anni, Dio chiese a Geremia di riportare i Suoi messaggi in forma scritta. Così il profeta dettò tutte le sue profezie a Baruc, il suo fedele segretario (36:1-4), che le scrisse in un rotolo. Geremia però era stato bandito a causa della sua predicazione e non poteva entrare nel tempio e apparire alla presenza del re. Allora il profeta inviò Baruc a leggere nel tempio le profezie da lui scritte. In seguito, un ufficiale reale chiamato Ieudi lesse il contenuto del rotolo al re Ioiachim che, disprezzando sia Geremia sia la Parola di Dio, fece a pezzi il rotolo e lo gettò nel fuoco (36:22, 23). Allora Geremia dettò ancora una volta le sue profezie a Baruc, questa volta ancor più dettagliatamente rispetto al primo rotolo. Molto probabilmente Baruc terminò la redazione del libro di Geremia poco dopo la morte del profeta (ca. 585–580 a.C.).
Scopo
Il libro fu scritto per tre ragioni principali:
(1) provvedere un resoconto del ministerio e del messaggio profetico di Geremia;
(2) rivelare l’inevitabile giudizio di Dio sul Suo popolo ribelle, che infrange il patto con Lui e disattende le leggi e le promesse date a Israele;
(3) mostrare la genuinità e l’autorità della vera profezia annunciata da un messaggero fedele. Molte profezie di Geremia si adempirono durante la vita stessa del profeta (ad es. 16:9; 20:4; 25:1-14; 27:19-22; 28:15-17; 32:10-13; 34:1-5). Altre profezie, invece, che fanno riferimento a un futuro più lontano rispetto al tempo in cui il profeta visse, furono adempiute più tardi o non si sono ancora adempiute (ad es. 23:5, 6; 30:8, 9; 31:31-34; 33:14-16).
Sommario
Il libro è fondamentalmente una raccolta di profezie che Geremia indirizzò soprattutto a Giuda (capp. 2–29), ma anche a nove nazioni straniere (capp. 46–51). La maggior parte di queste profezie riguarda il giudizio, sebbene ce ne siano alcune che parlano della speranza e della restaurazione future (vd. specialmente i capp. 30–33). Le profezie non sono sistemate rigorosamente in ordine cronologico (per sequenza di eventi) o in ordine tematico (per argomenti o soggetti). Parte del libro è scritto in forma poetica, mentre altre parti in forma narrativa. I messaggi profetici contengono cenni storici riguardanti:
(1) la vita personale e il ministerio del profeta (ad es. capp. 1, 34–38, 40–45);
(2) la storia di Giuda, soprattutto durante il regno di Giosia (capp. 1–6), Ioiachim (capp. 7–20) e Sedechia (capp. 21–25, 34), nonché la conquista di Gerusalemme (cap. 39);
(3) gli eventi internazionali che coinvolsero Babilonia e altre nazioni (capp. 25–29, 46–52).
Come il profeta Ezechiele, anche Geremia usò una varietà di azioni simboliche per raffigurare in maniera vivida ciò che stava annunciando. Per far ciò si servì di una cintura di lino (13:1-14), di siccità e carestia (14:1-9), delle restrizioni di Dio riguardo al matrimonio e alla nascita dei bambini (16:1-9), del lavoro del vasaio (18:1-11), di una brocca rotta (19:1-13), di due canestri di fichi (24:1-10), delle catene e dei gioghi posti sul proprio collo (27:1-11), dell’acquisto di un campo (32:6-15), di grosse pietre nascoste nell’argilla (43:8-13). La chiara consapevolezza della propria missione (1:17) e le continue conferme e incoraggiamenti da parte del Signore (ad es. 3:12; 7:2, 27, 28; 11:2, 6; 13:12, 13; 17:19, 20) consentirono a Geremia di annunciare il messaggio divino con franchezza, nonostante la continua ostilità e le persecuzioni subite (ad es. 15:20, 21). Dopo la distruzione di Gerusalemme, Geremia fu deportato in Egitto, dove continuò a profetizzare fino alla sua morte (capp. 43, 44).