Scrittore
Ezechiele
Tema
Il giudizio e la gloria di Dio
Datazione del testo
590–570 a.C.
Contesto
Il contesto storico del libro di Ezechiele interessa i primi anni dell’esilio giudaico in Babilonia (593–571 a.C.). Nabucodonosor portò dei prigionieri Giudei da Gerusalemme a Babilonia in tre momenti diversi:
(1) nel 605 a.C. alcuni giovani furono scelti per essere mandati a Babilonia. Tra di loro vi erano Daniele e i suoi tre amici, Anania (Sadrac), Misael (Mesac) e Azaria (Abed-Nego);
(2) nel 597 a.C. furono portati a Babilonia altri 10.000 prigionieri, tra cui Ezechiele;
(3) nel 586 a.C. l’esercito di Nabucodonosor distrusse completamente sia la città sia il tempio e deportò la maggior parte dei sopravvissuti a Babilonia.
Il ministerio profetico di Ezechiele ebbe luogo durante il periodo più terribile della storia dell’Antico Testamento: i sette anni che precedettero la distruzione di Gerusalemme (593–586 a.C.) e i quindici anni che la seguirono (586–571 a.C.). Il libro fu probabilmente completato intorno al 570 a.C. Ezechiele, il cui nome significa “Dio fortifica”, veniva da una famiglia sacerdotale (1:3) e trascorse i primi 25 anni della sua vita a Gerusalemme. Si stava preparando per servire nel tempio come sacerdote, quando fu portato prigioniero a Babilonia nel 597 a.C. Circa quattro o cinque anni dopo, all’età di trent’anni (1:1-3), Ezechiele ebbe una visione da parte di Dio attraverso la quale fu chiamato e mandato come profeta. In seguito servì fedelmente il Signore per almeno 22 anni (29:17 indica 27 anni, ai quali bisogna sottrarre i 5 anni di servizio prima di avere quella visione). Ezechiele aveva circa diciassette anni quando Daniele fu inviato a Babilonia con il primo gruppo di esuli (vd. libro di Daniele). Sia Ezechiele sia Daniele erano più giovani di Geremia (che profetizzava a Gerusalemme) e molto probabilmente furono fortemente influenzati dal profeta più anziano (cfr. Da 9:2). Quando Ezechiele arrivò in Babilonia, Daniele era già conosciuto come un uomo di straordinaria saggezza. Ezechiele lo cita per tre volte nel suo libro (14:14, 20; 28:3). A differenza di Daniele, Ezechiele era sposato (24:1518) e viveva come tutti gli altri esuli Giudei, presso il fiume Chebar (1:1; 3:15, 24; cfr. Sl 137:1).
Ezechiele è indicato dalla Parola stessa come lo scrittore di questo libro (1:3; 24:24). L’impiego del pronome personale “io” in tutto il libro, assieme all’uniformità di stile e di linguaggio, indicano che Ezechiele fu l’unico scrittore. Le sue profezie possono essere datate con grande precisione grazie alla sua abitudine di annotare e datare l’opera (cfr. 1:1, 2; 8:1; 20:1; 24:1; 26:1; 29:1, 17; 30:20; 31:1; 32:1, 17; 33:21; 40:1). Il ministerio di Ezechiele iniziò nel luglio del 593 a.C. e continuò almeno fino all’ultima profezia datata aprile 571 a.C.
Scopo
Le profezie di Ezechiele avevano due scopi principali:
(1) trasmettere il messaggio di giudizio di Dio al popolo ribelle e infedele di Giuda e Gerusalemme (capp. 1–24) e a sette nazioni circostanti (capp. 25–32);
(2) incoraggiare i Giudei in esilio annunciando loro che il Signore avrebbe restaurato il Suo popolo eletto e la gloria del Suo regno (capp. 33–48). Il profeta, inoltre, additava ai Giudei la responsabilità dei peccati commessi e le conseguenze che avrebbero subito. Il popolo non poteva semplicemente incolpare i suoi antenati ribelli per il giudizio di Dio – poiché anch’esso era ugualmente colpevole (18:1-32; 33:10-20).
Sommario
Il libro di Ezechiele è ben ordinato e i suoi 48 capitoli si dividono in quattro sezioni principali.
(1) La sezione introduttiva (capp. 1–3) descrive la potente visione che Ezechiele ebbe della gloria e del trono di Dio (cap. 1) e come il Signore lo chiamò al ministerio profetico (capp. 2, 3). Altri esempi di ministeri profetici iniziarono con simili rivelazioni da parte del Signore, esse incutevano un profondo timore reverenziale: quello di Mosè, che incontrò Dio al pruno ardente (Es 3, 4), e quello di Isaia, che ebbe una visione del Signore nel tempio (Is 6).
(2) La seconda sezione (capp. 4–24) documenta i gravi e forti messaggi di giudizio che il Signore rivela al Suo popolo, privandolo di ogni speranza di evitare il Suo giudizio, a causa della sua continua ribellione. Questi messaggi indicavano gli abitanti di Gerusalemme e il resto della nazione di Giuda come irrimediabilmente ribelli e degni perciò della condanna divina. Per sette anni (593–586 a.C.) Ezechiele avvertì i Giudei ancora a Gerusalemme e i prigionieri già deportati a Babilonia di non attendersi che la città sarebbe sopravvissuta al giudizio (vd. introduzione a Geremia per altri particolari circa l’ascesa dell’Impero babilonese e le fasi dell’esilio giudeo in Babilonia). I peccati di Gerusalemme, passati e presenti, determinarono la sua distruzione. Ezechiele trasmette questo messaggio di condanna attraverso varie visioni, storie illustrative e azioni simboliche. I capp. 8–11 descrivono come il Signore portò Ezechiele a Gerusalemme in visione e gli diede delle profezie sulla città. Nel cap. 24, la morte della cara moglie di Ezechiele servì da illustrazione e segno della fine di Gerusalemme.
(3) La terza sezione (capp. 25–32) contiene delle profezie di giudizio contro sette nazioni straniere, che si rallegravano della caduta di Giuda. Nella lunga profezia contro Tiro (26:1– 28:19), sembra esserci un riferimento indiretto a Satana (28:11-19) come la vera potenza operante dietro al re di Tiro.
(4) L’ultima sezione del libro (capp. 33–48) segna una transizione profetica dai messaggi lugubri di giudizio a quelli di rassicurazione e di speranza futura (cfr. Is 40–66). Dopo la caduta di Gerusalemme, Ezechiele profetizza circa il futuro risveglio e la restaurazione. Il Signore sarebbe stato il vero pastore del Suo popolo – il suo Capo compassionevole (cap. 34) – e gli avrebbe dato un “cuore nuovo” e uno “spirito nuovo” (cap. 36). È in questa parte del messaggio di speranza che Ezechiele descrive la sua famosa visione di un intero esercito di ossa secche che torna in vita (cap. 37). Il libro termina con una descrizione della restaurazione del “tempio santo”, della “città santa” e della “terra santa” alla fine dei tempi (capp. 40–48) e del ritorno della gloria di Dio su Israele.