Scrittore
Amos
Tema
La giustizia, il diritto e il giudizio di Dio sul peccato
Datazione del testo
ca. 760–755 a.C.
Contesto
Amos fu un profeta dell’VIII secolo a.C., contemporaneo di Isaia e Michea (nel regno di Giuda) e di Giona e Osea (nel regno di Israele). Il nome Amos significa “fardello” o “portatore di fardello” e rispecchia il grande peso della responsabilità di denunciare il peccato e l’ingiustizia di Israele, annunciandone il giudizio per la sua ribellione contro Dio e la Sua legge. Già al versetto 1:1 si trovano quattro fatti importanti circa questo profeta.
(1) Era un pastore (inoltre coltivava i sicomori, vd. 7:14) di Tecoa, un villaggio di Giuda a circa 18 km a sud di Gerusalemme.
(2) “Ebbe in visione” il suo messaggio (cioè ebbe delle visioni profetiche; cfr. 7:1, 4, 7; 8:1, 2; 9:1) riguardo Israele, il Regno del Nord. Benché fosse un “laico” (senza aver avuto una formazione o una posizione formale nell’ambito religioso) e non avesse lo “status” riconosciuto di profeta, Dio lo chiamò a trasmettere un forte messaggio al popolo ribelle di Israele (cfr. 7:14, 15).
(3) Il ministerio di Amos in Israele ebbe luogo mentre Uzzia era re di Giuda e Geroboamo II era re di Israele. I regni di questi due re si sovrapposero durante gli anni 767–753 a.C. Molto probabilmente il suo ministerio si svolse attorno al 760–755 a.C.
(4) Amos profetizzò durante i due anni “prima del terremoto” (1:1). Gli archeologi hanno trovato tracce di un grande terremoto in questo periodo in alcuni siti in Israele, compresa la capitale Samaria. Zaccaria parlò dello stesso terremoto (Za 14:5) più di 200 anni più tardi, il che suggerisce che si trattò davvero di un terremoto particolarmente forte. Amos fa riferimento a questo disastro e lascia intendere che lo considerava una conferma della verità del suo messaggio profetico e del suo ministerio in Israele (cfr. 9:1).
Quando Amos profetizzò al regno di Israele, a metà dell’VIII secolo a.C., la nazione appariva al massimo della sua espansione territoriale, della pace politica e della prosperità. Tuttavia, interiormente (dal punto di vista spirituale, morale e sociale) la nazione era corrotta e decadente. L’empietà condizionava la vita delle persone. L’ipocrisia e la falsa religiosità erano assai diffuse. Lo stile di vita delle persone era egoista, esagerato e caratterizzato dalla ricerca del piacere e dall’immoralità. Il sistema legale era corrotto e l’oppressione dei poveri era frequente. In ubbidienza alle direttive di Dio, Amos si recò a Betel, la città dove viveva il re Geroboamo II, nonché centro religioso affollato di adoratori. Lì il profeta proclamò con coraggio il suo messaggio di giustizia, diritto e giudizio sul peccato; ma parlava a persone che non volevano sentire quello che il Signore aveva da dire loro.
Scopo
Il successo e la prosperità di Israele servirono soltanto ad aumentare l’orgoglio e la corruzione nella nazione. Quando il Signore, nella Sua misericordia, inviò Amos a Betel a proclamare il messaggio “ravvedetevi o morirete” (cioè tornate al Signore o sarete distrutti), il profeta fu cacciato dalla città e gli fu ordinato di non profetizzare lì in futuro (cfr. questa risposta del popolo di Dio con il modo in cui la malvagia città di Ninive rispose al messaggio di Giona e chiese clemenza al Signore). Dopo ciò, Amos con tutta probabilità tornò a casa sua nel regno di Giuda e mise per iscritto il suo messaggio. Il suo scopo nel fare questo era:
(1) consegnare una copia scritta del suo avvertimento profetico al re Geroboamo II;
(2) diffondere in tutto Israele (Giuda compreso) il messaggio del futuro giudizio di Dio su Israele e sulle nazioni circostanti. Questo giudizio sarebbe certamente avvenuto, sempre che non ci fosse stato ravvedimento dall’idolatria, immoralità e ingiustizia. La mancata risposta di Israele portò alla devastazione della nazione soltanto tre decenni più tardi.
Sommario
Il libro si divide naturalmente in tre sezioni principali.
(1) Nella prima sezione (1:3–2:16), il messaggio di Amos descrive il giudizio su sette nazioni che circondavano la terra d’Israele. Giuda, la nazione consorella di Israele e la patria di Amos, era una delle sette nazioni destinate al giudizio. Israele poteva riconoscere i peccati delle altre nazioni ed era d’accordo con il giudizio di Dio su di esse (1:3–2:5), tuttavia sembrava essere incapace di vedere la propria malvagità e ribellione. Amos quindi descrive con una chiarezza inequivocabile i peccati di Israele e il giudizio che avrebbe subìto (2:6-16). Questa sezione fissa il tono di rovina e disperazione per il messaggio di giudizio del libro, giudizio che avrebbe portato infine alla conquista e all’esilio dell’intera nazione.
(2) La seconda sezione (3:1–6:14) riporta tre messaggi forti, ognuno dei quali inizia con la frase “Ascoltate questa parola” (3:1; 4:1; 5:1). (a) Nel primo, il Signore accusa Israele di aver dimenticato le sue origini e la fonte di tutti i suoi privilegi, come popolo eletto di Dio liberato dalla schiavitù in Egitto: “Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra; perciò vi castigherò per tutte le vostre trasgressioni” (3:2). (b) Il secondo messaggio inizia rivolgendosi alle donne benestanti di Israele a Samaria come “vacche di Basan … che opprimete gli umili, maltrattate i poveri e dite ai vostri mariti: ‘Portate qua, ché beviamo!’” (4:1). Amos profetizzò che sarebbero state portate in cattività con degli uncini (4:2, 3) come parte del giudizio di Dio (delle incisioni assire su pietra mostrano dei prigionieri di guerra trascinati via con corde fissate a uncini che foravano il naso o il labbro inferiore). Amos diede avvertimenti analoghi ai commercianti disonesti, ai governanti corrotti, agli avvocati e giudici ingiusti e ai sacerdoti e profeti ipocriti. (c) Il terzo messaggio (capp. 5, 6) elenca i peccati di Israele che il Signore odiava di più, causati dalla mancanza d’interesse nei confronti di Dio, dall’orgoglio e dall’ingiustizia. Amos quindi si rivolge al popolo con una supplica disperata affinché si ravveda. “Guai a quelli che vivono tranquilli a Sion” (6:1); stava per giungere una terribile punizione e la totale devastazione.
(3) L’ultima sezione (7:1–9:10) riporta cinque visioni profetiche circa l’imminente giudizio di Dio. La quarta visione descrive Israele come un paniere di frutti estivi troppo maturi, che presto si sarebbero rivelati marci al calore del giudizio di Dio (8:1-14). L’ultima visione raffigura il Signore in piedi accanto all’altare, da dove il popolo sperava arrivasse la Sua benedizione, da quel luogo invece il Signore sarebbe stato pronto a colpire la capitale Samaria e l’intero regno corrotto (9:1-10). Il libro si conclude con una promessa breve ma potente della futura restaurazione per quanti sarebbero sopravvissuti e sarebbero tornati al Signore con fede (9:11-15).