Scrittore

Abdia

Tema

Il giudizio su Edom

Datazione del testo

ca. 840 a.C.

Contesto

Lo scrittore di questo breve libro è un profeta di nome Abdia. Il libro non fornisce particolari della vita, della famiglia o della provenienza del profeta. Il nome “Abdia”, che significa “servitore del Signore”, è in realtà abbastanza comune nella Bibbia; ci sono 12 o 13 persone con questo nome (ad es. 1R 18:3-16; 2Cr 17:7; 34:12, 13). Che l’Abdia, il quale scrisse questo libro, sia o no tra quelli menzionati altrove nell’Antico Testamento dipende dalla data della profezia contenuta nel libro. Poiché non è menzionato alcun re, non sappiamo per certo quando la profezia fu pronunciata inizialmente. L’unico riferimento storico nel testo riguarda un tempo in cui gli Edomiti si rallegrarono per un’invasione di Gerusalemme (la capitale del regno di Giuda) partecipando persino al saccheggio di alcuni dei suoi tesori (vv. 11-14). Tuttavia non è chiaro a quale invasione di Gerusalemme Abdia faccia riferimento. Ci furono cinque principali invasioni di Gerusalemme durante i tempi dell’Antico Testamento e sono quelle: (1) di Sisac, re d’Egitto, nel 926 a.C., durante il regno di Roboamo (1R 14:25, 26); (2) dei Filistei e degli Arabi durante il regno di Ieoram: ca. 848–841 a.C. (vd. 2Cr 21:16, 17); (3) del re Ioas di Israele durante il regno di Amasia: ca. 790 a.C. (2R 14:13, 14); (4) di Sennacherib, re d’Assiria, nel 701 a.C., durante il regno di Ezechia (2R 18:13); (5) dei Babilonesi durante gli anni 605–586 a.C. (2R 24, 25).

La maggior parte degli studiosi ritiene che la profezia di Abdia si riferisca o alla seconda o alla quinta invasione. La distruzione di Gerusalemme da parte del re Nabucodonosor di Babilonia sembra la meno probabile delle due, siccome non c’è menzione né di una completa devastazione come risultato dell’invasione né dell’esilio dei Giudei in tutto l’Impero babilonese. Altri profeti, che fanno riferimento alla distruzione e non semplicemente all’invasione di Gerusalemme, identificano il nemico sempre come Nabucodonosor e Babilonia, non soltanto come “stranieri” e “forestieri” (v. 11). Per questo motivo, l’occasione della profezia di Abdia è molto probabilmente la seconda invasione: quando i Filistei e gli Arabi attaccarono con la forza e rubarono dei beni dalla città. Poco prima di quella circostanza, gli Edomiti (che erano stati sotto il controllo di Gerusalemme) si erano liberati dal dominio di Giuda (2Cr 21:8-10), e quindi la loro gioia per la tragedia di Gerusalemme è comprensibile. Poiché l’incursione dei Filistei e degli Arabi su Gerusalemme ebbe luogo durante il regno di Ieoram, tra 848–841 a.C. ed era già avvenuta quando Abdia redasse questo libro, è probabile che la data della sua profezia si aggiri attorno l’840 a.C. Parte del contesto di questa profezia risale a Ge 25:19-34; 27:1–28:9: l’inizio dell’annosa rivalità tra Esaù (il padre degli Edomiti) e Giacobbe (il padre delle dodici tribù di Israele). Sebbene leggiamo in Genesi della riconciliazione tra i due fratelli (Ge 33), l’odio tra i loro discendenti provocò spesso delle guerre nel corso della storia biblica (cfr. Nu 20:14-21; 1S 14:47; 2S 8:14; 1R 11:14-22). Così, quando gli Edomiti si rallegrarono delle avversità di Gerusalemme, il loro comportamento fu tipico e coerente con la loro storia di ostilità verso i Giudei.

Scopo

Questo libro profetico fu scritto

(1) per rivelare la profonda ira di Dio contro Edom per la sua arrogante esultanza nella sofferenza di Giuda;

(2) per trasmettere il messaggio del futuro giudizio di Dio contro Edom. Abdia parla del risultato finale delle azioni del Signore verso quelle due nazioni: per gli Edomiti la devastazione totale, mentre per il popolo di Dio il soccorso e la vera libertà nel “giorno del Signore” (per un approfondimento sul “giorno del Signore” vd. introduzione a Sofonia).

Sommario

Il libro di Abdia ha due sezioni principali.

Nella prima (vv. 1-14), il Signore esprime la Sua totale disapprovazione per Edom e lo chiama a rispondere dei suoi peccati. La più grande colpa di Edom derivava dal suo orgoglio (dato da una posizione geografica che gli garantiva sicurezza) e dal peccato di essersi rallegrato per la caduta di Giuda. Questi atteggiamenti in realtà rappresentavano odio e rifiuto nell’ubbidire al Signore. Di conseguenza, avrebbe conosciuto il Suo terribile quanto inevitabile giudizio su tutta la nazione, senza nessuna speranza di clemenza. Il profeta non fa alcun invito al ravvedimento e alla conversione a Dio, gli Edomiti sarebbero stati annientati per sempre a motivo della loro violenza e crudeltà (v. 10).

La seconda sezione (vv. 15-21) si riferisce profeticamente a un futuro “giorno del Signore” quando Edom e tutti i nemici di Dio sarebbero stati annientati, mentre il Suo popolo sarebbe stato salvato e il Suo regno avrebbe trionfato.