Scrittore

Abacuc

Tema

Vivere per fede e avere fiducia nella giustizia di Dio

Datazione del testo

ca. 606 a.C.

Contesto

Lo scrittore di questo libro si presenta come “il profeta Abacuc” (1:1; 3:1). Non rivela altre informazioni sul suo ambiente personale o familiare. Abacuc, il cui nome significa “abbraccio”, non è menzionato altrove nella Bibbia. Il suo riferimento al “direttore del coro” (3:19) potrebbe indicare che era un musicista a Gerusalemme o un levita (gli appartenenti alla tribù di Levi ricoprirono i ruoli sacerdotali e di conduzione del culto tra il popolo di Dio).

A differenza di altri profeti dell’Antico Testamento, Abacuc non data la sua profezia facendo riferimento a un re. Il fatto però che fosse confuso sul perché Dio avesse usato i Babilonesi per eseguire il Suo giudizio contro Giuda suggerisce che Babilonia era già una potenza mondiale e che una sua invasione fosse una minaccia concreta (ca. 608–598 a.C.). Il re Nabucodonosor di Babilonia sconfisse gli Egiziani nella battaglia di Carchemis (605 a.C.), eliminando l’ultimo elemento di resistenza concreta all’espansione babilonese. Se, come molti interpretano, la descrizione dell’esercito babilonese in 1:6-11 si riferisce alla sua marcia verso Carchemis, allora la data della profezia di Abacuc si può collocare intorno al 606-605 a.C. durante i primi anni del re Ioiachim di Giuda. L’ascesa di Babilonia a potenza mondiale fu un problema per la nazione, Giuda fu esposta alla distruzione imminente, a causa però della sua infedeltà (vd. 2R 24; 25). Mentre Nabucodonosor ritornava dall’Egitto, invase Giuda e portò un gran numero di prigionieri a Babilonia, compresi Daniele e i suoi tre amici (605 a.C. vd. introduzione a Daniele). Nel 597 a.C. le forze babilonesi invasero nuovamente Gerusalemme, devastarono il tempio e condussero altri 10.000 prigionieri a Babilonia, compreso il profeta Ezechiele. Quando il re Sedechia cercò di sottrarre Giuda al controllo dei Babilonesi, undici anni più tardi (586 a.C.), Nabucodonosor attaccò furiosamente Gerusalemme, bruciò il tempio e distrusse completamente la città. La maggior parte dei sopravvissuti fu catturata e condotta in esilio in Babilonia. Abacuc probabilmente visse durante la maggior parte o in tutto il periodo del devastante giudizio di Dio su Giuda.

Scopo

A differenza di Geremia (suo contemporaneo), Abacuc non indirizzò il messaggio al popolo di Giuda spiritualmente sviato e ribelle. I suoi scritti furono invece rivolti a quei pochi rimasti fedeli al Signore. Il profeta cercava di aiutarli a capire come e perché Dio stava per compiere certe azioni contro la loro perversa nazione. Abacuc aveva già combattuto personalmente con l’inquietante questione del perché il Signore si servisse di persone malvagie e spietate come i Babilonesi per punire il Suo stesso popolo (1:6-13). Per questo motivo Abacuc era in grado di rassicurare quanti credevano nella promessa di Dio: Egli avrebbe giudicato ogni malvagità a tempo debito e nel modo più opportuno. Nel frattempo, avrebbero potuto consolarsi con una meravigliosa verità: “Il giusto per la sua fede vivrà” (2:4). Anche se non avessero compreso tutto, potevano ancora dire “ma io mi rallegrerò nel Signore, esulterò nel Dio della mia salvezza” (3:18).

Sommario

I capp. 1, 2 sono soprattutto il resoconto di un dialogo tra il profeta e il Signore, in cui Abacuc rivolge a Dio alcune difficili domande circa i Suoi piani; Dio replica con alcune risposte rilevanti. Dopo aver visto tanta malvagità tra il popolo, comprese le corrotte e malvagie pratiche di culto in Giuda, la prima domanda del profeta fu come il Signore potesse permettere al Suo popolo ribelle di farla franca senza essere punito. Dio rivelò come ben presto si sarebbe servito dei Babilonesi per punire Giuda. La Sua risposta sollevò un’altra domanda da parte di Abacuc: come poteva il Signore permettere a una nazione ancora più malvagia e crudele di Giuda di punire il Suo popolo? Dio rispose rassicurando il profeta che sarebbe venuto il tempo del giudizio anche per i Babilonesi.

Nel corso di tutto il libro, Abacuc esprime la sua fiducia nella sovranità di Dio (il Suo massimo potere, controllo e autorità di fare come Egli desidera). Il profeta si fida completamente del giudizio di Dio e riconosce che il Signore è giusto ed equo in tutto ciò che fa. Nel cap. 3 Abacuc compone un cantico profetico di lode in risposta alla rivelazione di Dio dell’amore per quanti fanno il bene e la rovina sicura per quanti fanno il male. Tra le altre cose, questo cantico celebra la potenza di Dio e la promessa di salvezza per il Suo popolo.