Scrittore
Aggeo
Tema
Ricostruzione del tempio; l’ubbidienza a Dio dà la forza del Suo Santo Spirito
Datazione del testo
520 a.C.
Contesto
Aggeo è il primo dei tre libri profetici dell’Antico Testamento (Aggeo, Zaccaria e Malachia), scritti dopo il ritorno di parte del popolo d’Israele dalla cattività babilonese (vd. introduzione a Esdra e Neemia per una panoramica di questo ritorno dall’esilio). Israele e la sua capitale, Samaria, erano stati sconfitti e conquistati dagli Assiri nel 722 a.C. mentre Giuda e la sua capitale, Gerusalemme, caddero nelle mani dei Babilonesi nel 586 a.C.. Sia gli Assiri sia i Babilonesi erano soliti deportare i prigionieri in esilio disperdendoli in tutto il loro impero. Nel 539 a.C. i Persiani avevano preso il posto dei Babilonesi come principale potenza mondiale. Entrambi i regni (Israele, il Regno del Nord, e Giuda, il Regno del Sud) del popolo di Dio erano ancora dispersi a quel tempo. Tuttavia, poco dopo la salita al potere dei Persiani, il re Ciro emanò un editto che permetteva ai Giudei di ritornare nella loro patria.
Aggeo è menzionato per nome nove volte in questo libro e due volte nel libro di Esdra (5:1; 6:14). Viene chiamato “il profeta” (1:1; 2:1, 10; Ed 6:14) e “inviato del Signore” (1:13). Può darsi che facesse parte di un piccolo gruppo di esuli che, al momento del ritorno a Gerusalemme, poteva ancora ricordare il tempio di Salomone prima della sua distruzione per mano dell’esercito di Nabucodonosor nel 586 a.C. (2:3). Se fosse così, Aggeo avrebbe avuto più di settanta o ottant’anni quando mise per iscritto la sua profezia. Il libro è datato precisamente nel secondo anno del regno del re Dario di Persia, nel 520 a.C. (1:1).
Il contesto storico del libro è importante per una comprensione del suo messaggio. L’editto di Ciro del 538 a.C. fu l’adempimento delle profezie di Isaia e Geremia (Is 45:1-3; Gr 25:11, 12; 29:10-14) e una risposta alla preghiera di Daniele (Da 9). Il primo gruppo di Giudei tornato a Gerusalemme pose le fondamenta del nuovo tempio nel 536 a.C., pieno di entusiasmo e di speranza (Ed 3:8-10). I lavoratori tuttavia incontrarono presto una forte opposizione dei popoli circostanti, compresi i Samaritani (i discendenti degli Israeliti del Regno del Nord, che più tardi si unirono in matrimonio con altri popoli deportati nella loro terra dagli Assiri). I lavoratori di conseguenza si scoraggiarono e il progetto di costruzione si fermò nel 534 a.C. Ben presto la trascuratezza spirituale e la pigrizia sostituirono l’entusiasmo iniziale per la ricostruzione del tempio. Il popolo volse maggiormente l’attenzione alla costruzione delle proprie case e alla loro vita privata. Nel 522 a.C. Dario il Grande divenne re di Persia e dimostrò un rinnovato interesse alle religioni del proprio impero. Nel 520 a.C. Aggeo e il giovane Zaccaria (vd. introduzione a Zaccaria), iniziarono a esortare Zorobabele (il governatore che aveva ricondotto i primi 50.000 Giudei in patria) a riprendere la costruzione della casa di Dio. Con il pieno appoggio di Dario, i lavoratori vinsero le ultime resistenze e completarono il tempio quattro anni più tardi (cfr. Ed 4–6). Il libro di Esdra riporta la cronaca di questi eventi.
Scopo
Aggeo trasmise i quattro messaggi riportati nel suo libro durante un periodo di quattro mesi nel 520 a.C. Questi messaggi avevano due scopi principali:
(1) incoraggiare Zorobabele (il governatore) e Giosuè (il sommo sacerdote) a mobilitare il popolo per ricostruire il tempio;
(2) stimolare e motivare il popolo a riordinare la propria vita e dare le giuste priorità per ravvivare il proprio interesse spirituale. Era ora di ricominciare il lavoro nel tempio di Dio. Se avesse rinnovato il suo impegno per il Signore, il popolo avrebbe visto il ritorno della Sua presenza e della Sua benedizione.
Sommario
Il libro contiene quattro messaggi, ognuno dei quali inizia con la frase “la parola del Signore” (1:1; 2:1; 2:10; 2:20).
(1) Aggeo prima rimproverò duramente gli esuli ritornati, perché si occupavano principalmente delle loro faccende, facendogli notare come avevano rifinito bene le loro case, mentre la casa di Dio era ancora in rovina (1:4). Il profeta li esortò due volte: “Riflettete bene sulla vostra condotta” (1:5, 7), poi spiegò che molte delle loro attuali difficoltà erano dovute al fatto che il Signore aveva ritirato la Sua benedizione da loro a motivo della loro negligenza spirituale (1:6, 9-11). In risposta al messaggio di Aggeo, Zorobabele, Giosuè e tutto il popolo ebbero timore di Dio e di conseguenza ripresero il lavoro nel tempio di Dio (1:12-15).
(2) Poco tempo più tardi, alcuni alzarono la voce e cominciarono a scoraggiare il resto del popolo. Quanti si lamentavano erano principalmente quelli che avevano visto lo splendore del primo tempio. Pensavano che gli sforzi per la ricostruzione non sarebbero valsi a nulla rispetto alla grandezza del primo tempio (2:3), ma Aggeo incoraggiò i capi a farsi coraggio e non arrendersi perché: (a) il loro impegno era una parte profetica dei piani di Dio (2:4-7), ben più vasti di ciò che potevano immaginare; (b) il Signore aveva promesso che “la gloria di questa casa sarà più grande di quella della casa precedente” (2:9).
(3) Il terzo messaggio di Aggeo invitava il popolo a vivere una vita di santa ubbidienza (2:10-19).
(4) Il suo quarto messaggio (2:20-23) fu dato assieme al terzo nello stesso giorno. Questo messaggio conteneva una profezia su Zorobabele, che rappresentava la linea familiare reale attraverso la quale sarebbe venuto il Messia (Cristo, “l’Unto”) promesso.