Scrittore

Paolo

Tema

Il piano di Dio per la Chiesa

Datazione del testo

ca. 62 d.C.

Contesto

L’epistola agli Efesini rappresenta uno dei punti centrali della rivelazione di Dio e dell’insegnamento biblico, infatti, possiamo dire che ha una collocazione speciale tra le lettere di Paolo. A differenza di altri suoi scritti, non è incentrata su problemi di carattere etico individuale, né su questioni riguardanti la conduzione della chiesa o le controversie al suo interno (come potrebbero essere le epistole ai Corinzi). L’apostolo scrive questa lettera molto probabilmente da Roma, mentre si trova prigioniero per aver annunciato l’Evangelo di Cristo (3:1; 4:1; 6:20). Diretta agli Efesini, ha molti punti in comune con quella ai Colossesi, scritta verosimilmente poco dopo questa. Alcuni ritengono che entrambe potrebbero essere state consegnate ai rispettivi destinatari da Tichico, uno dei collaboratori di Paolo (6:21; cfr. Cl 4:7). Efeso è la principale città dell’Asia Minore occidentale (l’attuale Turchia), posta sulla rotta più battuta verso le province orientali dell’Impero romano, quindi importante snodo commerciale. A quei tempi una delle sue attrazioni più note è il tempio pagano dedicato alla dea romana Diana (gr. Artemis; cfr. At 19:23-31). Per tre anni Paolo fa di Efeso un centro di evangelizzazione (At 19) e la chiesa, ivi fondata, è vitale e prospera, anche se più tardi sarà ripresa dallo Spirito Santo per le sue mancanze (Ap 2:1-7). Si ritiene che l’apostolo abbia redatto questo scritto, pensando a un gruppo di destinatari più ampio della sola città di Efeso. È possibile intendesse far circolare la sua epistola fra le comunità di tutta la provincia. In origine ogni chiesa dell’Asia Minore (la penisola che costituisce l’estremità occidentale dell’Asia, corrispondente circa all’attuale Turchia) potrebbe aver inserito il proprio nome all’inizio del primo capitolo (1:1) per confermarne l’autenticità e l’importanza del messaggio volto alla chiesa di Gesù Cristo. Molti suppongono che la lettera, indirizzata ai Laodicesi, di cui Paolo scrive in Cl 4:16, sia in realtà la lettera agli Efesini.

Scopo

Il fine primo di Paolo nello scrivere questa lettera si deduce dal cap. 1 ai vv.15-18. Egli desidera ardentemente che i credenti crescano nella fede, nell’amore, nella sapienza e in ciò che il Padre rivela tramite Suo Figlio Gesù. L’obiettivo dell’apostolo è di portarli a una conoscenza di Dio più profonda, affinché comprendano e vivano quanto preparato da Dio per loro, sottomettendosi alla Sua signoria (4:1-3; 5:1, 2). Per questa ragione Paolo intende rafforzare la loro fede e il fondamento spirituale, rivelando un quadro più completo del piano della salvezza divina “in Cristo” (1:3-14; 3:10-12). Egli applica questi principi sia alla Chiesa nel suo insieme (1:22, 23; 2:11-22; 3:21; 4:11-16; 5:25-27), sia al singolo credente (1:15-21; 2:1-10; 3:16-20; 4:1-3, 17-32; 5:1–6:20).

Sommario

Nel Nuovo Testamento si riconoscono due temi fondamentali:

(1) la redenzione divina (essere riscattati dal peccato, ricevendo la salvezza e la libertà per vivere un perfetto rapporto di comunione con Dio);

(2) la crescita cristiana, in altre parole, vivere una vita santa, consacrata a Dio e alla Sua opera.

In generale, i primi tre capitoli della lettera agli Efesini riguardano il primo tema, mentre i successivi si concentrano sul secondo.

(1) I capp. 1–3 sono introdotti da un paragrafo che risulta essere uno dei passi più profondi e densi di insegnamenti di tutta la Scrittura (1:3-14). Questa solenne dichiarazione di lode celebra il Signore per come chiama i credenti a salvezza e per le benedizioni che Egli elargisce loro (1:3-6). Gesù, il Figlio di Dio, provvede perdono e salvezza per mezzo del proprio sangue e per la Sua grazia infinita (1:7-12). Chi Lo segue riceverà lo Spirito Santo, la cui presenza è di vitale importanza, a conferma della salvezza e caparra della gloria futura, un primo anticipo sull’eredità della vita eterna spettante ai credenti (1:13, 14). In questi capitoli Paolo pone l’accento su come Dio, nella Sua grazia, ristabilisca quanti si affidano a Cristo, ricostituendoli in uno speciale rapporto con Lui (2:1-10). Il Signore unisce in un solo popolo ed in unico corpo quanti Lo seguono (2:11-18) e, per la loro devozione a Cristo, li edifica come un tempio santo: dimora a Dio per mezzo dello Spirito (2:19-22). Il fine ultimo del piano della redenzione è “raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (1:10).

(2) Gli ultimi tre capitoli forniscono istruzioni pratiche riguardanti le sfide che il credente e la Chiesa affrontano perché seguono Cristo fedelmente. Essi costituiscono, inoltre, una vera e propria guida per adempiere i piani di Dio negli aspetti pratici e spirituali.

Fra le 35 disposizioni, menzionate in Efesini, per una corretta vita cristiana, si evidenziano tre imperativi:

(1) i credenti sono chiamati a una vita di purezza morale e spirituale, a separarsi cioè dalla corruzione della società per consacrarsi agli scopi divini. Sono, inoltre, incoraggiati a essere “santi e irreprensibili dinanzi a Lui” (1:4), a “essere un tempio santo” (2:21), a “comportar[si] in modo degno della [loro] vocazione” (4:1), a giungere “allo stato di uomini fatti” (4:13), a vivere “nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (4:24), a “camminare nell’amore” (5:2; cfr. 3:17-19), a essere purificati mediante “l’acqua della Parola” (5:26). Tutto ciò affinché Cristo abbia una Chiesa “senza macchia, senza ruga … santa e irreprensibile” (5:27);

(2) i credenti devono praticare un nuovo stile di vita nei loro rapporti personali, familiari, sociali e lavorativi (5:22–6:9). Questo deve essere ispirato ai principi biblici che distinguono inequivocabilmente i credenti dalla società che li circonda;

(3) quanti credono sono chiamati a resistere alle insidie del diavolo e alle “forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (6:10-20).