Scrittore
Paolo
Tema
La gioia di vivere per Cristo
Datazione del testo
ca. 62–63 d.C.
Contesto
Filippi, città dell’entroterra della Tracia (nelle vicinanze dell’attuale Kavala) a circa 16 chilometri dal Mar Egeo, deve il suo nome e la sua fondazione al re Filippo II il Macedone, padre di Alessandro Magno. Ai tempi di Paolo è una città rinomata e occupa una posizione strategica per gli eserciti romani. La chiesa di Filippi è stata fondata dall’apostolo e dai suoi collaboratori (Sila, Timoteo, Luca) durante il secondo viaggio missionario, iniziato dopo una visione ricevuta a Troas (At 16:9- 40). Tra l’apostolo e i credenti di Filippi si instaura un forte legame d’amicizia, tant’è che varie volte lo sostengono finanziariamente (2Co 11:9; Fl 4:15, 16) e contribuiscono generosamente all’offerta da lui raccolta per la chiesa di Gerusalemme in difficoltà (cfr. 2Co 8, 9). Sappiamo che l’apostolo visita questo gruppo due volte nel corso del suo terzo viaggio missionario (At 20:1, 3, 6).
Scopo
Mentre si trova in prigione (1:7, 13, 14) molto probabilmente a Roma (At 28:16-31), Paolo scrive ai credenti di Filippi ringraziandoli per il dono generoso consegnatogli da Epafròdito (4:14-19) e per aggiornarli sulle sue condizioni. In questa lettera Paolo assicura che gli scopi di Dio si stanno adempiendo tramite la sua prigionia (1:12-30). Li tranquillizza, inoltre, che Epafròdito ha compiuto fedelmente la sua missione (2:25-30). In generale Paolo incoraggia i Filippesi a progredire nel loro amore per Cristo e a crescere nell’unità, nell’umiltà, nella gioia e nella pace.
Sommario
A differenza di molte lettere di Paolo, quella ai Filippesi ha un tono di affettuoso apprezzamento per la comunità. Dal saluto iniziale (1:1) fino alla conclusione (4:23), la lettera è incentrata su Gesù Cristo, esistenza stessa, sorgente di gioia e speranza di vita eterna per il credente.
Paolo affronta questi tre problemi, non gravi come alcuni che si trovano invece in altre epistole:
(1) lo scoraggiamento di alcuni credenti a causa della sua lunga permanenza in carcere (1:12-26).
(2) la tensione tra due donne della comunità, che in passato hanno collaborato con l’apostolo (4:2; cfr. 2:2-4).
(3) la costante minaccia di falsi insegnamenti dovuti a opposti estremismi. (a) Alcuni affermano che, oltre alla fede in Cristo, sia necessario seguire alcune disposizioni della legge mosaica per essere salvati; (b) altri credono che, poiché la salvezza viene dalla grazia di Dio mediante la fede, si possono ignorare i principi morali di Dio (cap. 3). In termini teologici i primi sono chiamati legalisti, mentre i secondi sono chiamati antinomisti [o antinomiani] (“contro la legge”) o libertini (quanti non riconoscono vincoli morali).
A questi tre potenziali problemi, risponde l’ispirato insegnamento di Paolo:
(1) sulla gioia vissuta in ogni circostanza della vita (1:4, 12; 2:17, 18; 4:4, 11-13);
(2) sull’umiltà e il servizio cristiano (2:1-18);
(3) sul valore assoluto della conoscenza di Cristo (cap. 3).