Scrittore
Paolo
Tema
Fedeltà e costanza
Datazione del testo
ca. 67 d.C.
Contesto
Questa è l’ultima lettera di Paolo. All’epoca in cui fu scritta, l’imperatore Nerone cercava di contrastare la diffusione della fede cristiana a Roma con una forte persecuzione. Paolo era già stato in prigione a Roma (agli arresti domiciliari, At 28:30), dopo la sua liberazione nel 62-63 d.C. probabilmente fece un quarto viaggio missionario, durante il quale scrisse 1 Timoteo e Tito. Nel periodo in cui scrisse questa epistola, l’apostolo si trovava nuovamente prigioniero a Roma (1:16). Questa volta le sue condizioni erano molto diverse in quanto, forse, si trovava in una fredda prigione sotterranea (4:13), incatenato “come un malfattore” (1:16; 2:9). La maggior parte dei suoi collaboratori lo aveva abbandonato (1:15) e quei pochi che avrebbero voluto confortarlo avevano difficoltà a trovarlo (1:17). Paolo ormai sapeva che il suo servizio stava per giungere al termine e che la sua morte era vicina (4:6-8, 18; vd. introduzione a 1 Timoteo per una discussione più approfondita sulla paternità dell’epistola e sul contesto).
Con questa sua ultima lettera Paolo, trasmette al fedele e giovane Timoteo quello che un padre spirituale desidererebbe per un servitore di Gesù Cristo. Paolo scrive al destinatario come a un “caro figlio” (1:2) e fedele collaboratore (cfr. Ro 16:21). Una delle prove della profondità del loro rapporto e dell’ammirazione dell’apostolo per Timoteo, si nota dal fatto che il giovane è citato come suo aiuto nello stilare sei lettere tra quelle scritte da Paolo (2 Corinzi, Filippesi, Colossesi, 1 e 2 Tessalonicesi e Filemone). Timoteo era anche stato con Paolo durante la sua prima prigionia (Fl 1:1; Cl 1:1; Fi 1). E ora, mentre Paolo si trovava di fronte alla prospettiva dell’esecuzione, chiede due volte a Timoteo di riunirsi nuovamente a lui a Roma (4:9, 21), infatti, il suo giovane assistente era ancora a Efeso (1:18; 4:19) nel momento in cui Paolo scrisse questa seconda lettera.
Scopo
Paolo sapeva che Timoteo aveva bisogno di incoraggiamento dato che affrontava molte difficoltà nel suo ministerio nella chiesa. C’erano ancora dei problemi interni con delle false dottrine e la minaccia esterna di una persecuzione sempre più dura contro la chiesa. Per questi motivi, Paolo esorta Timoteo a custodire la verità, predicare la Parola, sopportare le sofferenze e perseguire lo scopo che il Signore gli aveva affidato con il ministerio.
Sommario
Nel cap. 1, Paolo rassicura Timoteo del suo amore e delle continue preghiere per lui e lo esorta a rimanere sempre fedele a Cristo e al Suo messaggio. Inoltre, lo incoraggia a custodire e difendere diligentemente la verità e di seguire il suo esempio.
Nel cap. 2, Paolo incita il suo “figlio spirituale” a preservare e promuovere la fede cristiana, affidando il messaggio dell’Evangelo a uomini fedeli, che l’avrebbero insegnato anche ad altri (2:2). Incoraggia il giovane pastore a sopportare le sofferenze come un buon soldato di Cristo (2:3), a servire Dio fedelmente e a ministrare accuratamente la Parola della verità (2:15). Timoteo viene invitato, inoltre, a evitare i discorsi inutili (2:16), a separarsi da quelli che hanno abbandonato la verità (2:16-19), a mantenersi puro e pronto per compiere la volontà di Dio (2:20- 22) e a dedicarsi pazientemente all’insegnamento (2:23-26).
Nel capitolo successivo, Paolo informa Timoteo che l’empietà, la ribellione e l’infedeltà aumenteranno in modo drastico negli ultimi tempi (3:1-9), per questo motivo egli deve rimanere fedele a quanto ha imparato dall’esempio di Paolo e dalla Parola di Dio (3:10-17). Nell’ultimo capitolo, Paolo invita Timoteo a predicare la Parola e adempiere tutti i doveri del suo ministerio (4:1-5).
In conclusione, l’apostolo riflette sulle sue attuali circostanze – affronta la fine della sua vita sulla terra. Tenendo presente questo, chiede con insistenza a Timoteo di raggiungerlo al più presto (4:6-22).