Scrittore
Paolo
Tema
La sana dottrina e le buone opere
Datazione del testo
ca. 65–66 d.C.
Contesto
Come 1 e 2 Timoteo, Tito è una lettera personale di Paolo a uno dei suoi giovani assistenti. È definita solitamente una “lettera pastorale” perché tratta questioni riguardanti l’organizzazione e il ministerio della chiesa. Tito, un Gentile (non ebreo) convertito al cristianesimo (Ga 2:3), divenne uno stretto collaboratore di Paolo durante i viaggi missionari dell’apostolo quando furono fondate diverse nuove chiese come risultato del ministerio di Paolo.
Sebbene Tito non sia menzionato per nome nel libro di Atti (forse perché era fratello di Luca, lo scrittore di Atti, che non nomina neppure se stesso nel libro), vari altri riferimenti lasciano capire che aveva un rapporto stretto con Paolo.
(1) Tito è menzionato tredici volte nelle lettere di Paolo.
(2) Paolo condusse Tito alla fede in Cristo e lo chiama un “figlio” spirituale (1:4, come Timoteo) e un collaboratore affidabile nel ministerio (2Co 8:23).
(3) Collaborò con Paolo in almeno una missione importante a Corinto durante il terzo viaggio missionario dell’apostolo (2Co 2:12, 13; 7:6-15; 8:6, 16-24).
(4) Servì il Signore con Paolo per fondare la chiesa di Creta (1:5).
Nel suo viaggio a Roma, Paolo ebbe il suo primo contatto con l’isola di Creta come prigioniero (At 27:7, 8). Dopo la sua liberazione dalla prima prigionia a Roma, Paolo probabilmente tornò a Creta con Tito e svolse per breve tempo il suo ministerio tra la popolazione (vd. introduzione a 1 Timoteo). Paolo poi incaricò Tito a continuare la missione tra i cretesi per organizzare le chiese (1:5) mentre egli proseguiva verso la Macedonia (cfr. 1Ti 1:3). Qualche tempo più tardi Paolo scrisse questa lettera a Tito per incoraggiarlo a portare a termine il compito che avevano iniziato insieme. L’apostolo probabilmente inviò la lettera tramite Zena e Apollo, che avrebbero dovuto attraversare Creta (3:13). In questa lettera Paolo condivide i suoi piani di inviare al più presto Artemas o Tichico per sostituire Tito in modo che questi potesse raggiungere l’apostolo a Nicopoli (Grecia) dove aveva programmato di passare l’inverno (3:12). Sappiamo che questo è successo perché, più tardi, Paolo inviò Tito in Dalmazia (parte dell’odierna Croazia; 2Ti 4:10).
Scopo
Al tempo i cretesi erano famigerati per i loro pessimi principi morali. Il popolo era conosciuto per la sua disonestà, pigrizia e ghiottoneria (1:12, 13). Paolo quindi scrisse principalmente per dare istruzioni a Tito circa il suo compito di: (1) mettere in ordine quanto rimaneva da fare nelle chiese di Creta, compreso quello di costituire degli anziani (cioè pastori o guide spirituali; 1:5); (2) aiutare le chiese a crescere nella fede, nella conoscenza della verità e nella santità (1:1); (3) mettere a tacere i falsi dottori (1:11); (4) raggiungere l’apostolo a Nicopoli dopo l’arrivo di Artemas, o di Tichico, che avrebbe preso il suo posto (3:12).
Sommario
Paolo affronta quattro questioni principali in questa lettera.
(1) Dà istruzioni a Tito sul carattere e sui requisiti spirituali necessari degli anziani (sovrintendenti, pastori) nella chiesa. Questi responsabili devono essere credenti timorati di Dio, di carattere provato, che sappiano guidare bene la propria famiglia (1:5-9).
(2) Paolo ordina a Tito di insegnare chiaramente la verità e denunciare i falsi dottori (1:10– 2:1). Nella lettera, Paolo fornisce due brevi sommari della sana dottrina (il sano insegnamento, le basi della fede; 2:11-14; 3:4-7).
(3) Paolo definisce (cfr. 1Ti 5:1–6:2) i ruoli delle persone anziane di età: uomini (2:1, 2), donne (2:3, 4); delle giovani (2:4, 5), dei giovani (2:6-8) e dei servitori (2:9, 10).
(4) Paolo, infine, mette in rilievo l’importanza delle buone opere e di un comportamento che rispecchi i principi di Dio, quale risultato di una fede sincera e della comunione con Dio (1:16; 2:7, 14; 3:1, 8, 14; cfr. Gm 2:14-26).