Scrittore
Giuda
Tema
Combattere per la fede
Datazione del testo
70–80 d.C.
Contesto
Giuda si presenta semplicemente come il “fratello di Giacomo” (v. 1). Gli unici fratelli nominati nel Nuovo Testamento con i nomi di Giuda (gr. Ioudas) e Giacomo sono i fratelli di Gesù (Mt 13:55; Mr 6:3). Né Giuda né Giacomo si presentano come tali, ma altri fanno loro riferimento in questi termini (cfr. Gv 7:3-10; At 1:14; 1Co 9:5). È probabile che questi fratelli non volessero approfittare di tale posizione e godere di particolare considerazione per il fatto di essere figli di Giuseppe e Maria e membri della famiglia di Gesù. Forse Giuda menziona Giacomo, perché l’importanza di Giacomo come responsabile della chiesa di Gerusalemme avrebbe aiutato a chiarire l’identità e l’autorità di Giuda stesso (vd. introduzione e lettera di Giacomo).
Questa lettera, breve ma incisiva, è stata scritta per esortare i credenti a opporsi ai falsi dottori e alla loro antinomia (negavano la legge di Mosè). Costoro pretendevano di fare quello che volevano perché non reputavano necessario essere vincolati a regole o leggi prestabilite. Insegnavano che, siccome la salvezza è il risultato della grazia di Dio (del Suo immeritato favore), non erano obbligati a ubbidire alla Sua legge, di conseguenza, promuovevano il peccato senza temerne il giudizio. Molti credevano che i loro peccati, specialmente quelli di natura fisica, non avrebbero avuto ripercussioni se avessero continuato ad avere fede. Giovanni dice che costoro sono “empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio” (v. 4). Molti di questi, inoltre negavano con disprezzo l’autentica rivelazione riguardante la Persona e la natura di Gesù Cristo (v. 4). Queste false dottrine provocavano confusione nelle chiese su cosa credere (vv. 19, 22) e come comportarsi (vv. 4, 8, 16). Giuda descrive tali uomini senza scrupoli come “empi” (v. 15) e come coloro “che non ha(nno) lo Spirito” (v. 19). Il fatto che i contenuti di Giuda e di 2 Pietro 2:1–3:4 siano così simili fornisce un arco temporale più certo per datare questa epistola.
Molto probabilmente Giuda conosceva bene 2 Pietro (vv. 17, 18), per questo motivo si suppone abbia scritto la sua lettera successivamente (cioè tra il 70–80 d.C.). Alcuni studiosi, tuttavia, credono che la lettera più lunga (2 Pietro) contenga le tematiche riprese sulla base dalla lettera più breve (Giuda). Questo significherebbe che Giuda avrebbe scritto molto prima (nei primi anni 60 del primo secolo). I destinatari di questa lettera non sono identificati esplicitamente, ma chiunque fossero sembra che affrontassero problematiche simili ai credenti che ricevettero la seconda lettera di Pietro (vd. introduzione a 2 Pietro).
Scopo
Giuda scrisse questa lettera:
(1) per avvertire i credenti circa la seria minaccia dei falsi dottori e la loro influenza malvagia in seno alle chiese;
(2) per esortare i credenti a opporsi, senza riserve, a tali individui e “combattere strenuamente per la fede che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre” (v. 3).
Sommario
Dopo i saluti (vv. 1, 2), Giuda rivela che il suo scopo originale era di scrivere riguardo la natura della salvezza (v. 3), tuttavia riteneva necessario fare anche riferimento al problema dei ribelli che travisavano il messaggio della grazia di Dio e minavano la verità della Sua Parola all’interno delle chiese (v. 4). Giuda li accusa di essere moralmente impuri (vv. 4, 8, 16, 18), di scendere a compromessi come Caino (primo omicida, v. 11), di essere avidi come Balaam (v. 11), ribelli come Core (v. 11), arroganti (vv. 8, 16), ingannevoli (vv. 4, 12), sensuali (v. 19) e di provocare divisioni (v. 19).
Giuda dichiara la certezza del giudizio di Dio su quanti apertamente e spudoratamente trasgrediscono ai comandamenti del Signore. Egli fornisce sei esempi tratti dall’Antico Testamento (vv. 5-11) sulla stessa malvagità e una descrizione, in dodici parti, sulla vita dei falsi dottori, annunciando l’imminenza del giudizio di Dio (la Sua giusta collera e punizione, vv. 12- 16) su loro. Alla luce di questo, Giuda esorta i credenti a stare in guardia e ad avere pietà mista a timore per quanti deviano o vacillano nella fede (vv. 20-23). Giuda conclude con una forte e sentita esclamazione di lode a Dio (vv. 24, 25).