Scrittore

Giovanni

Tema

Rivelazione sul ritorno e la vittoria finale di Gesù Cristo

Datazione del testo

ca. 90–96 d.C.

Contesto

Apocalisse è l’ultimo e il più singolare dei libri del Nuovo Testamento È la combinazione della “rivelazione di Gesù Cristo” (1:1, 2, 20), di una profezia (1:3; 22:7, 10, 18, 19) e una raccolta di lettere indirizzate a sette chiese dell’Asia minore (1:4, 11; 2:1–3:22). “Apocalisse” deriva dalla parola greca apocalupsis (“togliere ciò che copre o nasconde”, “svelare”) e viene tradotta con “rivelazione” (1:1). Il linguaggio utilizzato in questo libro è prevalentemente simbolico: Giovanni cerca, attraverso immagini, di descrivere e rappresentare realtà riguardanti i tempi e gli avvenimenti futuri, spesso relativi all’esito conclusivo della storia umana e dell’ambiente in cui l’uomo ha vissuto. Come profezia, Apocalisse rivela eventi futuri, ma anche quelli presenti. Guarda attraverso gli occhi dei credenti della fine del primo secolo (e inizio del secondo) e fa intravedere delle realtà future. Il libro è una “rivelazione” riguardo alla natura del suo contenuto, una “profezia” quanto al suo messaggio e una “lettera” in rapporto alle chiese alle quali viene indirizzato.

l cap. 1 enuncia cinque fatti importanti circa il contesto del libro.

(1) È la “rivelazione di Gesù Cristo” (1:1). La parola “di” può significare più precisamente “per mezzo di”, “da parte di” o “riguardo a”. In questo caso tutti e tre i significati si applicano a tale rivelazione.

(2) Questa rivelazione è trasmessa, in modo soprannaturale, allo scrittore per mezzo di Cristo, di angeli e visioni (1:1, 10-18).

(3) Dio affida questo messaggio al Suo servo Giovanni (1:1, 4, 9; 22:8).

(4) L’apostolo riceve le visioni e il messaggio profetico mentre è in esilio, confinato sull’isola di Patmos (80 chilometri a sud-ovest di Efeso). Giovanni era esiliato su quest’isola (una colonia romana, probabilmente adibita a questo tipo di pena) a motivo del ministerio “della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù” (1:9).

(5) Il libro è indirizzato a sette chiese della provincia romana dell’Asia minore (l’odierna Turchia, 1:4, 11).

Ci sono evidenze interne al testo, nonché prove storiche, che indicano l’apostolo Giovanni come scrittore. Egli fu uno dei primi discepoli di Gesù, scelti personalmente per seguirLo e imparare da Lui. Giovanni scrisse anche uno dei Vangeli del Nuovo Testamento (i quattro racconti biblici della vita di Gesù) e tre altre lettere del Nuovo Testamento (vd. introduzione al Vangelo di Giovanni e a 1, 2 e 3 Giovanni). Alcuni “padri della chiesa”, nel tardo primo secolo e inizio del secondo, confermano Giovanni come scrittore del libro. Per esempio, Ireneo parla di Policarpo (Ireneo conosceva Policarpo, e questi l’apostolo Giovanni) che attribuisce a Giovanni la redazione dell’Apocalisse fatta verso la fine del regno dell’imperatore romano Domiziano (81–96 d.C.).

Il contenuto del libro descrive le circostanze storiche di quell’epoca, in cui i Romani cominciarono a imporre il culto dell’imperatore. Domiziano pretendeva che tutti i suoi sudditi si rivolgessero a lui come “Signore e Dio”. Questo creò senza dubbio delle tensioni e dei contrasti tra quanti offrivano questo culto all’imperatore e i credenti, i quali sostenevano che soltanto Gesù Cristo, e non Cesare, fosse “Signore e Dio”. Ne consegue che il libro fu scritto in un momento in cui i credenti affrontavano una crescente ostilità e persecuzione a motivo della loro fede. Questo clima di tensione costituisce il contesto del libro stesso (1:19; 2:10, 13; 6:9-11; 7:14-17; 11:7; 12:11, 17; 17:6; 18:24; 19:2; 20:4).

Scopo

Il libro di Apocalisse ha un triplice scopo.

(1) Le lettere alle sette chiese (capp. 2, 3) descrivono la condizione spirituale di alcune comunità cristiane sparse per l’Asia minore. Esse si erano allontanate dalla fedeltà alla Parola di Dio, regola di fede e condotta trasmessa da Gesù e dagli apostoli. È probabile che alcuni credenti, in seno alle chiese, stessero cedendo a influssi esterni, favorendo una politica di compromesso con chi opprimeva e perseguitava i cristiani (2:14, 15, 20). Bisognava correggere quest’atteggiamento affinché non minasse o indebolisse la determinazione dei credenti fedeli nel rimanere fermi in favore della verità, nei tempi difficili che sarebbero seguiti. Giovanni scrive, sotto la direzione di Cristo, per riprendere le chiese a causa del compromesso e del peccato in mezzo a loro, esortandole a ravvedersi e a ritornare al Signore, il loro primo amore.

(2) Considerando l’opposizione e la persecuzione, causata dall’imperatore Domiziano che presentava sé stesso come un “dio”, Apocalisse fu scritta per fortificare la fede dei credenti, la loro costanza e la loro lealtà a Gesù Cristo. Il testo mira anche ad esortare i credenti a essere vincitori e a rimanere fedeli a Cristo fino alla morte.

(3) Infine, fu scritto per presentare ai credenti di ogni generazione il pensiero di Dio riguardo: (a) al loro aspro conflitto con le forze di Satana; (b) l’intensa opposizione del mondo, rivelandone la fine. Nel farlo, il Signore descrive, in modo particolare, gli eventi degli ultimi sette anni prima della seconda venuta di Cristo sulla terra. In questo tempo, il Signore farà giustizia del Suo popolo fedele, riversando la Sua ira (cioè la giusta collera, la punizione) e scatenando i Suoi severi giudizi sul regno di Satana. Questo tempo di devastazione senza precedenti raggiungerà il culmine e terminerà con la seconda venuta di Cristo – il Suo ritorno sulla terra per giudicare le forze del male e stabilire il Suo regno di pace.

Sommario

Il messaggio profetico di questo libro viene comunicato per mezzo di immagini drammatiche tipiche del simbolismo apocalittico (che rivelano gli avvenimenti e la devastazione degli ultimi tempi). Queste servono a dare un quadro immaginario dell’epilogo della storia umana e del completamento dell’intero messaggio biblico della redenzione, presentando Cristo come l’Agnello: l’unico degno di riconciliare l’uomo con Dio grazie al Suo sacrificio per il peccato (cap. 5). Cristo è rivelato, inoltre, come l’Agnello che viene per giudicare il mondo, purificarlo e liberarlo dal male (capp. 6–19). Le altre immagini principali nel libro sono il dragone (Satana), la bestia che sale dal mare (l’anticristo), la bestia che sale dalla terra (il falso profeta), la prostituta e Babilonia la grande (la falsa religiosità, la cristianità ribelle e il malvagio sistema mondiale).

Dopo i saluti preliminari alle chiese e un’espressione di lode a Dio (1:1-8), ci sono tre sezioni principali nel libro. Nella prima (1:9–3:22), Giovanni ha una visione maestosa di Gesù Cristo in tutta la Sua gloria, in piedi in mezzo a sette candelabri d’oro (che rappresentano le chiese). In questo frangente Cristo incarica Giovanni di scrivere una lettera e di indirizzarla a sette fra le chiese presenti nell’Asia minore (1:11, 19). Ogni lettera (2:1–3:22) include una descrizione del Signore glorificato ispirata alla visione iniziale, una valutazione della chiesa in esame, delle parole di encomio (elogio e incoraggiamento), di biasimo (rimprovero) o entrambi. Cinque chiese ricevono severi ammonimenti e sono incoraggiate a ravvedersi, abbandonando il loro peccato, tornando alla completa consacrazione a Dio. Tutte le lettere terminano con un invito all’ascolto (a prestare, cioè, attenzione e rispondere su quanto appreso) e una promessa verso quanti reagiscono e vincono. L’enfasi e la ripetizione del numero “sette”, in questa sezione, lascia intendere che le lettere, nel loro insieme, costituiscono un messaggio completo inviato da Dio, non soltanto alle chiese dell’Asia minore, ma a tutta la Chiesa universale. Queste parole di istruzione, avvertimento e incoraggiamento sono inerenti a tutte le chiese di tutte le epoche, compresa quella presente.

La seconda sezione principale del libro (4:1–11:19) contiene delle visioni riguardanti l’Agnello (Gesù Cristo) e il Suo ruolo nell’esito finale della storia umana. In relazione a ciò, essa descrive gli eventi che avverranno in cielo e in terra. In primo luogo troviamo la visione della maestosa corte del cielo, dove Dio siede sul trono nella Sua santità (perfezione, purezza e separazione da ogni male) e in una luce inaccessibile (cap. 4). Il cap. 5 si concentra su un libro sigillato (un rotolo) che il Signore tiene nella mano destra. Questo rotolo contiene la rivelazione di ciò che Dio ha determinato per il futuro del mondo e dell’umanità. L’enfasi principale del capitolo è sull’Agnello (Gesù Cristo), l’unico degno di rompere i sette sigilli che chiudono il libro e di rivelare il suo contenuto. L’apertura dei primi sei sigilli (cap. 6) riprende la visione dei capp. 4, 5, spostando l’attenzione della scena dagli avvenimenti del cielo, alla terra. I primi quattro sigilli svelano una panoramica ampia dei giudizi di Dio sul mondo nei giorni precedenti la fine dei tempi. Il quinto sigillo rivela la promessa dell’intervento del Signore in favore di quanti hanno dato la vita per Lui. Il sesto sigillo annuncia i giudizi divini che seguiranno.

Il capitolo 7 rappresenta un “primo intermezzo” che descrive l’investitura (per mezzo di un sigillo) dei centoquarantaquattromila servi di Dio all’inizio della grande tribolazione (7:1-8) e la benedizione di coloro che raggiungono il cielo dopo questo periodo (7:9-17). I capp. 8, 9 riportano l’apertura del settimo sigillo che apre un’altra serie di giudizi: le sette trombe (vd. note 6:1, 12 su come le tre serie di giudizi siano collegate e sovrapposte).

Nel “secondo intermezzo”, tra la sesta e la settima tromba, Giovanni scrive di un “libretto” (capp. 10, 11) e di due testimoni, profeti degli ultimi giorni (11:1-14). Infine la settima tromba (11:15-19) anticipa l’adempimento del regno e dei giudizi di Dio (v. 15) a preludio delle ultime scene della rivelazione divina (capp. 12–22).

La terza sezione principale (12:1–22:5) presenta un quadro dettagliato del grande conflitto degli ultimi tempi tra Dio e l’avversario, Satana.

I capp. 12, 13 rivelano che il popolo di Dio sulla terra in quel tempo dovrà affrontare una terribile cospirazione e una triade malvagia, comprendente:

(1) il dragone (cioè Satana, cap. 12);

(2) la bestia che sale dal mare (cioè l’anticristo, 13:1-10);

(3) la bestia che sale dalla terra (cioè il falso profeta, 13:11-18).

I capp. 14, 15 contengono delle visioni riguardanti coloro che accetteranno e seguiranno Cristo durante il periodo estremamente difficile della tribolazione. In questi capitoli viene ricordato che la giustizia prevarrà in quanto il Signore riverserà i Suoi giudizi sulla civiltà dell’anticristo. Segue una piena rivelazione dell’ira di Dio – la Sua giusta collera, giudizio e punizione – nella forma di sette coppe di giudizio (cap. 16), il giudizio della grande prostituta (la falsa religiosità e la cristianità ribelle, cap. 17) e la caduta di Babilonia la grande (il collasso del sistema malvagio e corrotto del mondo, cap. 18). A questo punto in cielo si ode il giubilo del popolo di Dio che annuncia le nozze fra l’Agnello e la Sua sposa (Cristo e la Sua Chiesa) (19:1-10).

Ma il gran finale deve ancora venire: l’evento preparato da tutti gli accadimenti che lo hanno preceduto. Giovanni, infatti, vede il cielo aperto e Cristo a cavallo di un bianco destriero, come vittorioso Re dei re e Signore dei signori, torna per sconfiggere la bestia (l’anticristo) e i suoi seguaci (19:11-21). Prima della sua sconfitta finale, Satana viene legato per mille anni (20:1-6), durante i quali Cristo regnerà sulla terra con il Suo popolo (20:4). Dopo questo periodo, l’avversario verrà sciolto per un breve tempo (20:7-9). In questa fase della storia, Satana sferrerà un ultimo “colpo di coda”, sedurrà molti, cercando di scatenare nuovamente un altro conflitto contro Gerusalemme, pensando di sconfiggere Dio e il Suo popolo, ma questa non sarà altro che l’ultima rivolta, perché il Signore farà scendere fuoco dal cielo che divorerà questi eserciti alleati. Satana, allora, sarà definitivamente gettato nello stagno di fuoco (cfr. Apocalisse 20:3, 7-10), dove già si troveranno l’anticristo e il falso profeta (19:20) in un tormento eterno. La profezia, si conclude con la scena del giudizio del grande trono bianco (20:11-15), la rovina finale degli empi (20:14, 15; 21:8) e il nuovo cielo, la nuova terra e la nuova Gerusalemme come ricompensa per il popolo di Dio (21:1–22:5).

Il libro chiude con degli inviti all’ascolto, alla fedeltà, a far tesoro del messaggio e a ritenere la vita eterna (22:6-21).