Scrittore

Mosè

Tema

Il patto rinnovato

Datazione del testo

ca. 1405 a.C.

Contesto

Il titolo “Deuteronomio” proviene dalla versione dei Settanta (Septuaginta), la traduzione greca dell’Antico Testamento, e significa “seconda Legge”. Il libro comprende i messaggi di commiato di Mosè da Israele, nei quali ricorda e rinnova il patto di Dio a beneficio della nuova generazione di figli d’Israele. Essi erano giunti al termine della loro vita nomade nel deserto e ora erano pronti per entrare in Canaan, la terra che il Signore aveva promesso ai loro padri. Con la morte dei genitori e dei nonni, e mancando così dei testimoni diretti degli insegnamenti divini delle origini, questa nuova generazione non ricordava più la prima Pasqua (quando Dio aveva risparmiato i figli d’Israele dal Suo giudizio sull’Egitto con la morte dei primogeniti, e li aveva così liberati dalla schiavitù), l’attraversamento del Mar Rosso e il ricevimento della Legge al Monte Sinai. Quella nuova generazione aveva bisogno di una rievocazione ispirata del patto di Dio, della Sua legge e della Sua fedeltà verso Israele nel corso degli anni. Bisognava inoltre che quella generazione ricordasse sia le benedizioni per l’ubbidienza sia le maledizioni per la disubbidienza. A differenza del libro di Numeri, che documenta il vagare nel deserto della ribelle “generazione dell’esodo” nell’arco di 40 anni, il Deuteronomio copre soltanto il tempo di circa un mese, in una località nella pianura di Moab, che si trovava direttamente a est di Gerico e del fiume Giordano. Mosè terminò il Deuteronomio (31:9, 24-26; cfr. 4:44-46; 28:69) e lo consegnò ad Israele poco prima della sua morte, avvenuta intorno al 1405 a.C. Il libro è un documento del patto che si doveva leggere dall’inizio alla fine a tutto il popolo ogni sette anni (31:10-13). Il fatto che fu Mosè a scrivere il libro di Deuteronomio è confermato da:

(1) citazioni presenti nel Pentateuco stesso (cioè i libri della legge, i primi cinque libri dell’Antico Testamento), sia nella versione ebraica sia in quella samaritana;

(2) gli scrittori dell’Antico Testamento (ad es. Gs 1:7; 1R 2:3; 2R 14:6; Ed 3:2; Ne 1:8, 9; Da 9:11);

(3) Gesù (Mt 19:7-9; Gv 5:45-47);

(4) altri scrittori del Nuovo Testamento (ad es. At 3:22, 23; Ro 10:19);

(5) studiosi cristiani antichi;

(6) studiosi evangelici contemporanei;

(7) le evidenze interne al libro stesso. Per esempio, lo stile di scrittura e la struttura sono simili ad altri trattati di quella regione in quel tempo (il XV secolo a.C.).

Il racconto della morte di Mosè (cap. 34) fu probabilmente aggiunto in seguito da Giosuè, volendolo onorare come servo di Dio e come suo consigliere fidato.

Scopo

Rivolgendosi alla nuova generazione d’Israele, prima di passare il testimone a Giosuè, Mosè volle incitarla, incoraggiarla e istruirla riguardo a:

(1) gli atti potenti e le promesse del Signore;

(2) i suoi stessi obblighi di fede e di ubbidienza inerenti al patto;

(3) il suo bisogno di onorare Dio e consacrarsi a fare la Sua volontà.

Mosè voleva, di fatto, ricordare al popolo la solenne responsabilità e il privilegio di amare e adorare il Signore con tutto il cuore, l’anima e la forza (6:4, 5).

Sommario

Come documento volto a rinnovo del patto, la struttura di Deuteronomio rispecchia quella di altri trattati del Vicino Oriente di quell’epoca:

(1) preambolo (1:1-5);

(2) prologo storico o introduzione (1:6–4:43);

(3) principali obblighi e condizioni (4:44–26:19);

(4) maledizioni e benedizioni (27:1–30:20);

(5) disposizioni per il futuro (31:1–33:39).

Mosè esamina il patto di Dio con Israele con un profondo senso di riverenza e in profondità, attraverso tre sermoni o discorsi ispirati.

(1) Il primo discorso di Mosè è uno sguardo retrospettivo alla storia di Israele: mette in evidenza come il popolo si era ostinato, dubitando della potenza e fedeltà del Signore e ribellandosi a Lui dopo la partenza dal Monte Sinai. Mosè invita la nuova generazione a evitare gli errori del passato, a temere e a ubbidire al Signore con riverenza (1:6–4:43).

(2) Il secondo discorso di Mosè ricorda e fa riferimento pratico a molte leggi del patto che riguardavano argomenti come il Sabato, il culto, i poveri, le feste annuali, i diritti sull’eredità e la proprietà, l’immoralità sessuale e il mantenimento della giustizia (4:44–26:19).

(3) Il terzo discorso di Mosè è una profezia circa le benedizioni e le maledizioni che il popolo avrebbe sperimentato come risultato della propria ubbidienza o disubbidienza (27:1–30:20). I rimanenti capitoli comprendono l’incarico di Mosè a Giosuè come suo successore e una testimonianza riguardante la morte di Mosè (31:1–34:12).