Scrittore

Salomone

Tema

La vita lontano da Dio è vanità

Datazione del testo

ca. 935 a.C.

Contesto

Il titolo di questo libro nell’ebraico dell’Antico Testamento è qoheleth (dall’ebr. qahal, “radunare”), che letteralmente significa “colui che presiede un’assemblea” o “colui che si esprime in mezzo a un’assemblea”, “un predicatore”. Questa parola ricorre sette volte nel libro (1:1, 2, 12; 7:27; 12:10-12) ed è tradotta con “l’Ecclesiaste”. La parola corrispondente usata nella Septuaginta (la traduzione greca dell’Antico Testamento ebraico) è ekklesiastës, da cui deriva la parola italiana Ecclesiaste. Quindi il libro è una raccolta di insegnamenti di un oratore pubblico molto conosciuto. È opinione comune che lo scrittore del libro sia Salomone, sebbene il suo nome non appaia in questo libro, come invece accade nel libro di Proverbi (ad es. Pr 1:1; 10:1; 25:1) e nel Cantico dei Cantici (cfr. Ca 1:1). Tuttavia vari passi di Ecclesiaste suggeriscono che lo scrittore sia proprio il più saggio re d’Israele.

(1) Lo scrittore si identifica come un figlio di Davide, che fu re in Gerusalemme (1:1, 12).

(2) Dice di aver ricevuto molta più saggezza di chiunque altro abbia regnato sul popolo di Dio (1:16) e di essere stato compilatore di molte sentenze (12:11).

(3) Il suo regno era conosciuto per la sua ricchezza, prosperità e magnificenza (2:4-9). Tutti questi elementi concordano con la descrizione biblica che abbiamo del re Salomone (cfr. 1R 2:9; 3:12; 4:29-34; 5:12; 10:1-8).

Inoltre sappiamo che Salomone a volte radunava gruppi di israeliti e rivolgeva loro dei discorsi (ad es. 1R 8:1). Anche la tradizione giudaica attribuisce il libro a Salomone.

Come detto, la maggior parte degli studiosi ritiene che il libro sia stato redatto da Salomone, ma che la sua forma attuale sia opera di un’altra persona in tempi postumi, proprio come alcune parti del libro di Proverbi furono raccolte e unite insieme in un’unica sezione (cfr. Pr 25:1). Forse è questa la ragione per cui il nome dello scrittore non appare da nessuna parte nel libro. Essendo parte della liturgia (cioè degli scritti usati nell’adorazione pubblica), il libro dell’Ecclesiaste divenne uno dei cinque rotoli appartenenti alla terza parte della Bibbia ebraica, gli agiografi (“scritti sacri”). Ognuno di questi veniva letto pubblicamente in una delle feste o celebrazioni annuali giudaiche. L’Ecclesiaste era letto, in particolare, durante la festa dei Tabernacoli.

Scopo

Secondo la tradizione giudaica, Salomone scrisse il Cantico dei Cantici durante la giovinezza, il libro di Proverbi a metà dei suoi anni e l’Ecclesiaste durante la vecchiaia. Il declino spirituale di Salomone, il suo coinvolgimento nell’idolatria (l’adorazione di falsi dèi, verso cui fu spinto dalle mogli pagane, cfr. 1R 11:1-8) e una vita di auto-indulgenza lo lasciarono totalmente deluso dalla vita. Aveva scoperto che il piacere e il materialismo non potevano dare la felicità.

Il libro di Ecclesiaste riporta alcune delle più pungenti e negative riflessioni riguardo alla vanità della vita spesa lontana da Dio e dalla Sua Parola. Salomone aveva posseduto grandi ricchezze, potenza, onore e fama ma tutto questo non gli bastò. Indugiò ancora in molti piaceri sensuali, che lo lasciarono comunque vuoto e insoddisfatto. Ecco, infatti, come si esprime alla fine dei suoi giorni: “Vanità delle vanità … vanità delle vanità, tutto è vanità” (1:2). Salomone potrebbe aver scritto il libro di Ecclesiaste per esprimere il suo rammarico prima di morire e per partecipare ad altri la sua personale comprensione di alcune delle lezioni più difficili della vita. I suoi insegnamenti possono essere stati modellati in modo particolare per i giovani, nella speranza che essi non commettessero i suoi stessi errori. Salomone enfatizza del continuo l’inutilità di una vita basata sui possessi materiali, sui piaceri e sull’ambizione personale. Se è vero che i giovani devono gioire della loro giovinezza (12:1, 2) è altrettanto vero che la cosa più importante della vita è l’impegno personale verso il Signore (12:3), pienamente degno di essere onorato e di ricevere la nostra ubbidienza e sottomissione (12:15, 16). Il principale obiettivo della vita di un credente è quello di vedere il piano di Dio adempiersi nella sua vita. Questo è l’unico sentiero che porta alla gioia e alla piena soddisfazione della vita umana.

Sommario

È difficile fare un’analisi ordinata dei contenuti di Ecclesiaste, perché non facilmente schematizzabili. Per alcuni versi, il libro sembrerebbe essere la raccolta di piccole sezioni di racconti personali riguardanti particolari stati d’animo e delusioni di un filosofo, come fossero stati presi dal suo diario personale. Salomone all’inizio dichiara il tema principale dello scritto, cioè che tutto nella vita è vanità (1:1-11), è “un correre dietro al vento” (1:17). La prima sezione è strettamente autobiografica, e Salomone vi descrive i momenti più importanti della sua vita egoistica, fatta di ricchezze, piaceri e successi mondani (1:12–2:23). Cercare di trarre felicità da queste cose conduce soltanto alla delusione e alla più grande insoddisfazione.

Quasi tutto il libro contiene una serie di pensieri riguardo all’inutilità, alla mancanza di significato e alla confusione di una vita che non è centrata sulla persona di Cristo. La vita “sotto il sole” (espressione che ricorre circa 29 volte nel libro) serve a descrivere il modo di vedere la vita di quanti non hanno una speranza eterna e celeste. Tale vita è piena di squilibri, a causa della totale assenza di giustizia, di tanta incertezza, di cambiamenti improvvisi e di folle orgoglio. Salomone trova il vero significato dell’esistenza umana soltanto quando guarda “al di sopra del sole” cioè a Dio. È follia vivere cercando di soddisfare i piaceri umani invece di essere persone responsabili. La giovinezza e la vita dell’uomo sono troppo brevi per essere spese in avventure folli e sforzi inutili. L’instabilità di molte situazioni e la certezza della morte spingono Salomone a essere cinico persino nei confronti delle vie e dei piani di Dio.

Il libro termina con l’esortazione ai giovani di ricordare il Signore mentre sono ancora nel fiore degli anni, così che non crescano e non diventino anziani con l’amarezza di aver sprecato la propria vita e poi di doverne rendere conto a Lui.