Scrittore

Giona

Tema

La grandezza della misericordia di Dio nella Sua opera salvifica

Datazione del testo

ca. 760 a.C.

Contesto

Questo libro presenta il profeta Giona (che significa “colomba”) come il figlio di Amittai (1:1). Viene menzionato anche in 2R 14:25 come:

(1) un profeta del Regno del Nord (Israele) durante il regno di Geroboamo II (793–753 a.C.);

(2) proveniente da Gat-Efer, quattro o cinque chilometri a nord di Nazaret, in Galilea (questo significa che il commento, fatto dai farisei in Gv 7:52 per cui nessun profeta era mai venuto dalla Galilea, era sbagliato).

Il ministerio profetico di Giona ebbe luogo poco tempo dopo quello di Eliseo (cfr. 2R 13:14- 19), si sovrappose cronologicamente a quello di Amos (cfr. Am 1:1) e fu seguito da quello di Osea (cfr. Os 1:1). Benché lo scrittore non sia nominato direttamente, con tutta probabilità fu Giona stesso a scrivere il libro. La città di Ninive, conosciuta tradizionalmente come “la gran città” a motivo delle sue dimensioni e della sua reputazione, fu la capitale dell’Impero assiro dal 700 a.C. circa fino alla sua caduta nel 612 a.C. La città era nota per la sua corruzione e crudeltà. Come risposta alla predicazione di Giona, il ravvedimento (il cambiamento di atteggiamento e di condotta verso Dio che portò il popolo a umiliarsi, lasciare il proprio peccato e invocare la misericordia divina) di Ninive ebbe luogo molto probabilmente durante il regno di uno dei seguenti monarchi assiri:

(1) Adad-nirari III (810–783 a.C.), il cui regno fu contrassegnato da una tendenza al monoteismo (l’esistenza di un solo Dio);

(2) Assur-dan III (773–755 a.C.), il cui regno comprese due grandi pestilenze (765 e 759 a.C.) e un’eclisse di sole (763 a.C.).

Il popolo di Ninive può aver considerato questi avvenimenti come segni del giudizio divino, disponendo così il proprio cuore per il messaggio profetico di Giona. Ninive si trovava a circa 800 chilometri a nord-est della Galilea, quindi molto lontano dalla città natìa di Giona.

Scopo

Questo messaggio profetico ha un triplice scopo:

(1) dimostrare a Israele e alle altre nazioni la profondità e la grandezza della misericordia di Dio nella Sua opera salvifica e la Sua capacità di operare attraverso la predicazione;

(2) rivelare attraverso l’esperienza di Giona quanto Israele fosse lontano da un particolare obiettivo di Dio: essere una luce di salvezza per quanti erano perduti nelle tenebre spirituali (Ge 12:1-3; Is 42:6, 7; 49:6);

(3) ricordare al popolo d’Israele, spiritualmente ribelle, i profeti che il Signore stesso gli aveva mandato per avvertirlo del giudizio imminente, indurlo al ravvedimento e risparmiargli le terribili conseguenze. Eppure, a differenza di Ninive, Israele respinse i profeti di Dio. Ma avrebbe potuto ottenere misericordia, qualora si fosse rivolto a Lui.

Sommario

A differenza della maggior parte delle profezie dell’Antico Testamento, il libro di Giona racconta la storia di un ministerio ben preciso che riguardò Giona: la sua chiamata per andare a Ninive e la sua reazione alla chiamata. Il cap. 1 descrive come la prima reazione del profeta al suo incarico cacciò lui (e quanti erano con lui) in guai piuttosto seri. Il Signore gli aveva detto di andare a nord-est fino a Ninive e chiamare al ravvedimento i suoi malvagi abitanti. Giona, disubbidendo, s’imbarcò su una nave diretta a ovest verso Tarsis (in Spagna), la destinazione più lontana e opposta a dove Dio gli aveva chiesto di recarsi. Ne conseguirono dei problemi. La nave incontrò una forte tempesta nel Mar Mediterraneo. Convinti che qualche “divinità” fosse responsabile della tempesta – o che li potesse liberare – i membri dell’equipaggio, terrorizzati, cercarono di determinare chi avesse causato la loro disgrazia.

Presto si scoprì che la causa era la disubbidienza di Giona al Signore, e i marinai lo gettarono in mare. Dio però aveva preparato “un gran pesce” per inghiottire Giona e risparmiargli così la vita. Il cap. 2 documenta le circostanze straordinarie della sua preghiera appassionata dal ventre del pesce. Giona, ora umiliato, ringraziava il Signore per avergli risparmiato la vita, promettendo di ubbidire ai Suoi ordini. Il pesce allora trasportò Giona a riva e lo “vomitò” sulla spiaggia. Il cap. 3 descrive l’evolversi della seconda possibilità data al profeta di recarsi a Ninive per annunciare il messaggio di Dio. In uno dei più notevoli risvegli spirituali di tutta la storia, il re proclamò per tutta la città un periodo di digiuno. Esortò la popolazione a convertirsi dalle proprie vie malvagie e a invocare la misericordia di Dio. Quando il Signore vide l’umiltà e la sincerità del popolo di Ninive, non eseguì il Suo giudizio. Il cap. 4 contiene la rimostranza di Giona contro Dio per aver salvato quella città dalla distruzione, perché quel popolo era nemico di Israele. Attraverso un ricino, un verme e il vento, il Signore impartì una lezione di compassione al Suo profeta irritato. Dio lo costrinse a vedere come la situazione spirituale dei Niniviti fosse disperata e ricordò a Giona che Egli prende piacere a concedere la Sua grazia a tutti quelli che si ravvedono e si convertono dalle proprie vie malvagie e non soltanto a Israele e Giuda.