Scrittore

Isaia

Tema

Giudizio e salvezza

Datazione del testo

ca. 700–680 a.C.

Contesto

Il contesto storico in cui si svolge il ministerio profetico di Isaia, figlio di Amots, era la città di Gerusalemme durante il regno di quattro re di Giuda: Uzzia, Iotam, Acaz ed Ezechia (1:1). Il re Uzzia morì nel 740 a.C. (cfr. 6:1) ed Ezechia nel 687 a.C., quindi il ministerio di Isaia durò più di mezzo secolo (Giuda era il Regno del Sud, uno dei due regni sorti dalla divisione di Israele dopo il regno di Salomone). Secondo la tradizione ebraica Isaia fu un martire della fede, segato in due (cfr. Eb 11:37) dal figlio malvagio di Ezechia ed erede al trono, il re Manasse (ca. 680 a.C.). A quanto pare Isaia proveniva da una famiglia socialmente influente di Gerusalemme. Era istruito e dotato di buone qualità come poeta e profeta. Ben inserito nella corte reale, fu consigliere dei vari re per curare gli affari esteri del Regno di Giuda. Queste caratteristiche lo resero il più conosciuto e autorevole tra i profeti. Anche sua moglie era una profetessa, da cui ebbe due figli, i cui nomi contenevano un messaggio simbolico per la nazione. Isaia visse al tempo di altri due profeti, Osea e Michea. Proferì messaggi da parte di Dio durante la minacciosa espansione dell’Impero assiro. Questo fu il periodo in cui Israele (il Regno del Nord) collassè e Giuda (il Regno del Sud) soffrì il suo più grande declino spirituale e morale. Isaia avvertì Acaz, il re di Giuda, di non cercare l’aiuto dall’Assiria contro Israele e Siria. Allo stesso modo mise in guardia il re Ezechia, dopo la caduta di Israele nel 722 a.C., di non stringere alleanze con nazioni straniere contro l’Assiria. Egli supplicò entrambi i re di confidare soltanto nel Signore per ricevere protezione e difesa (7:3-7; 30:1-17).

Alcuni studiosi pongono in discussione il fatto che Isaia abbia scritto l’intero libro che porta il suo nome. Questi attribuiscono i capp 1–39 a Isaia di Gerusalemme, mentre i restanti capp. 40–66 a un altro o altri scrittori, che vissero più di un secolo e mezzo dopo. Non c’è alcun dato biblico che ci dia una buona ragione per rigettare la paternità di Isaia dell’intero libro. I messaggi profetici dei capp. 40–66 erano destinati agli Ebrei esiliati (coloro che erano stati deportati) in Babilonia molto tempo dopo la sua morte (vd.  introduzione a Esdra e Geremia per ulteriori brevi dettagli riguardo all’esilio degli Ebrei). Gli ultimi capitoli evidenziano la capacità di Dio nel rivelare specifici eventi futuri attraverso i Suoi profeti (42:8, 9; 44:6-8; 45:1; 47:1-11; 53:1-12). Se accettiamo l’ispirazione della Scrittura e ammettiamo che Dio utilizzi visioni e rivelazioni profetiche (cfr. Ap 1:1; 4:1–22:21), allora non sarà difficile credere che Isaia abbia scritto l’intero libro.

A sostegno di ciò ci sono molte prove che possono essere raggruppate in due categorie principali:

(1) La prova interna al libro stesso, che include il commento di apertura in 1:1 (che si rapporta all’intero libro). Ci sono altri passi paralleli o espressioni similari tra la prima sezione del libro e l’ultima. Un esempio lo troviamo nell’espressione “il Santo d’Israele”, che si ripete 12 volte nei capp. 1–39, 14 volte nei capp. 40–66, e solamente 6 volte, in modo combinato, nel resto dell’Antico Testamento Almeno 25 parole ebraiche appaiono soltanto in entrambe le due divisioni di Isaia e mai negli altri libri profetici dell’Antico Testamento.

(2) La prova esterna include la testimonianza del Talmud (la collezione degli antichi testi giudaici, che costituiscono le fondamenta della legge religiosa ebraica, incluse le prime interpretazioni e i primi commentari sulle Scritture). Il Nuovo Testamento attribuisce tutte le parti del libro al profeta Isaia (cfr. Mt 12:17-21 con Is 42:1-4; Mt 3:3 e Lu 3:4 con Is 40:3; Gv 12:37-41 con Is 6:9, 10 e 53:1; At 8:28-33 con Is 53:7-9; Ro 9:27 e 10:16-21 con Is 10, 53 e 65). Se lo guardiamo come opera di un unico scrittore, tutto il libro ci appare come il capolavoro della rivelazione data da Dio.

Scopo

Il libro di Isaia ha un triplice scopo:

(1) il profeta prima pone la propria e le altre nazioni davanti al messaggio di Dio riguardo al loro peccato (la sfida e la ribellione contro il Signore, seguendo la propria via) e alle conseguenze di esso sotto forma dell’imminente giudizio divino;

(2) poi, attraverso le visioni e le rivelazioni concesse da Dio, Isaia annuncia un messaggio di speranza per la futura generazione di Ebrei esiliati, che a tempo debito sarebbero stati liberati dalla cattività. Il popolo ebraico era stato deportato dalla propria terra dopo la caduta di Giuda e la sconfitta per mano dei Babilonesi (vd. introduzione a 2 Re ed Esdra). Il Signore promise che lo avrebbe salvato, avrebbe restaurato il proprio rapporto con esso e, attraverso il popolo stesso, rivelato il Suo piano di salvezza a tutte le nazioni del mondo;

(3) infine, Isaia profetizza la venuta del Messia (l’Unto, il Salvatore) il cui messaggio di salvezza avrebbe raggiunto tutte le nazioni, annunciando un messaggio di speranza per il popolo di Dio dell’Antico e del Nuovo Patto (Gesù, il Messia, sarebbe venuto sulla Terra per offrire Sé stesso come prezzo di riscatto per i nostri peccati;).

Sommario

La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i 66 capitoli di Isaia si suddividano in due sezioni principali: capp. 1–39 e capp. 40–66. In un certo senso, il libro di Isaia può considerarsi come una versione in miniatura dell’intera Bibbia:

(1) il messaggio di Isaia in queste due parti si concentra sui temi generali del giudizio e della salvezza, che corrispondono a quelli di tutta la Bibbia;

(2) sia nelle due divisioni di Isaia che nella Bibbia il filo conduttore è l’opera redentrice (salvezza e ristoro spirituale) di Cristo. La prima sezione del libro di Isaia (capp. 1–39) può essere a sua volta suddivisa in 4 parti: (a) nei capp. 1–12 Isaia avverte e condanna Giuda per l’idolatria (adorare false divinità invece del vero Dio), l’immoralità e le ingiustizie sociali. La prosperità della nazione li aveva ingannati, spingendoli a pensare che fossero al sicuro e in buoni rapporti con il Signore quando invece erano spiritualmente insensibili e ribelli a Dio. Unite al messaggio dell’imminente giudizio possiamo trovare altre profezie importanti riguardo alla venuta di Cristo, il Messia (2:4; 7:14; 9:5, 6; 11:1-9), come anche la testimonianza della purificazione spirituale di Isaia stesso e della sua chiamata al ministerio profetico (cap. 6); (b) nei capp. 13–23 Isaia annuncia alle altre nazioni il loro peccato e la loro ribellione spirituale, con il conseguente giusto giudizio di Dio su loro; (c) i capp. 24–35 contengono varie promesse relative alla salvezza e al giudizio futuro; (d) i capp. 36–39 riportano i più importanti eventi storici della vita del re Ezechia, che vengono riportati anche in 2R 18:13–20:21.

La seconda sezione (capp. 40–66) contiene alcune delle più profonde e illuminanti profezie della Bibbia riguardo alla grandezza di Dio e al Suo piano di redenzione (la salvezza e la riconciliazione spirituale con l’umanità peccatrice). Questi capitoli sono stati di speranza e conforto per il popolo di Dio, nei restanti anni del regno di Ezechia (38:5) e durante i secoli a venire. Rivelano in modo vivido i prodigi del Signore, la Sua potenza e le Sue promesse di restaurare un residuo del popolo fedele e spiritualmente attivo nel futuro di Israele, includendo genti da tutte le nazioni come prova del Suo amore per ogni persona. Queste promesse, e il loro rispettivo adempimento, sono specialmente connesse al tema della sofferenza, infatti includono i cosiddetti “canti del servo” di Isaia (vd. 42:1-4; 49:1-6; 50:4-9; 52:13–53:12). Questi passi vanno ben oltre l’esperienza dell’esilio giudaico, fino alla venuta di Gesù Cristo e alla Sua morte per i nostri peccati (cap. 53). Il profeta preannuncia l’arrivo del Messia, che avrebbe illuminato la via che conduce alla giustizia e avrebbe portato la salvezza a diffondersi tra le nazioni come una fiaccola ardente (capp. 60–66). Isaia denuncia la cecità spirituale del popolo nei confronti della volontà di Dio (42:18-25), perciò lo incoraggia a pregare il Signore per ricevere forza e sopportare le difficoltà, affinché possa prendere parte all’adempimento dei Suoi piani (cfr. 56:6-8; 62:1, 2, 6, 7; 66:7-18).