Scrittore

Paolo

Tema

Il dono della giustizia divina, rivelato in Cristo e ricevuto per fede

Datazione del testo

ca. 57 d.C.

Contesto

Romani è il primo libro del canone del Nuovo Testamento attribuito all’apostolo Paolo (vd. nota At 14:4 sul termine “apostoli”). L’epistola di Paolo ai Romani è la lettera più lunga e forse la più rilevante, perché tra tutti gli scritti paolini è quella più densa di contenuti dottrinali. Per questo motivo, probabilmente, è collocata al primo posto tra le sue tredici lettere indirizzate a varie chiese e credenti con cui aveva collaborato. L’apostolo scrisse quella ai Romani per spiegare la chiamata ricevuta dal Signore: annunciare l’Evangelo ai Gentili (i non Ebrei). Contrariamente ad alcune opinioni sulla storia e sulle tradizioni della chiesa, quella di Roma non fu fondata né da Pietro, né da un altro apostolo (riferendoci principalmente ai dodici discepoli di Gesù; vd. nota At 14:4). La comunità di Roma fu iniziata, probabilmente, da credenti evangelizzati da Paolo che venivano dalla Macedonia e dall’Asia, assieme ad alcuni Giudei e altri che avevano accettato Cristo il giorno di Pentecoste (At 2:10). Il fatto stesso che Paolo si rivolgesse ai credenti di Roma dando loro consigli spirituali, prova che egli non riteneva che un altro apostolo si stesse già prendendo cura di quella chiesa (Ro 15:20). Nell’epistola ai Romani l’apostolo racconta come si fosse spesso proposto di venire a Roma per consolarli e annunciare l’Evangelo di Cristo nella loro città, ma fino ad allora ne era stato impedito (1:13-15; 15:22). Inoltre, conferma il suo profondo desiderio di raggiungerli e parla dei suoi piani per andare presto da loro (15:23-32). Paolo scrisse questa lettera verso la fine del suo terzo viaggio missionario (cfr. 15:25, 26; At 20:2, 3; 1Co 16:5, 6), mentre era a Corinto, ospite in casa di Gaio (Ro 16:23; 1Co 1:14). Nel momento in cui dettava l’epistola ai Romani al suo assistente Terzio (16:22), Paolo aveva intenzione di ritornare a Gerusalemme per il giorno di Pentecoste (At 20:16; probabilmente la primavera del 57 o 58 d.C.). Il suo desiderio era quello di consegnare di persona un’offerta raccolta tra le chiese dei Gentili per aiutare i fratelli indigenti di Gerusalemme (15:25-27). Subito dopo Paolo sperava di portare il messaggio di Cristo in Spagna e, sulla via del ritorno, fermarsi a Roma per ricevere dai quei credenti l’assistenza di cui necessitava mentre si accingeva a partire per un nuovo viaggio missionario a occidente (15:24, 28).

Scopo

Paolo scrisse questa lettera per preparare il terreno per il suo previsto ministerio a Roma e per la sua missione programmata in Spagna, con due scopi principali.

(1) I Romani avevano udito voci distorte o confuse riguardanti il messaggio di Paolo e il suo insegnamento cristiano (ad es. 3:8; 6:1, 2, 15). Per questo motivo l’apostolo ritenne necessario mettere per iscritto il messaggio che predicava da venticinque anni.

(2) Intendeva correggere certi problemi nella chiesa, che scaturivano da atteggiamenti sbagliati dei Giudei verso i Gentili (ad es. 2:1-29; 3:1, 9) e dei Gentili verso i Giudei (ad es. 11:11-32).

Sommario

Il tema di Romani è presentato in 1:16, 17. In sostanza l’apostolo descrive la potenza del messaggio di Cristo, che salva e trasforma la vita di chiunque crede. Questo dono viene da Dio ed è la risposta al Suo giudizio contro il peccato. Il Signore rivela questo dono attraverso Suo Figlio Gesù, che ha provveduto la via per ricevere il perdono dei nostri peccati ed essere riconciliati con Lui. La verità centrale dell’epistola è questa: Dio vuole ristabilire la comunione con l’uomo e lo riconcilia con Sé per mezzo di Gesù Cristo. Paolo prosegue presentando le verità fondamentali dell’Evangelo. Dapprima fa notare come il problema del peccato (e la conseguente necessità di esserne liberati) riguardi ogni uomo (1:18–3:20). Sia i Giudei sia i Gentili sono separati da Dio a causa del peccato e sono sotto il Suo giudizio. Senza la Sua grazia nessuno potrà essere ritenuto giusto davanti a Lui o vivere all’altezza della Sua Parola. Bisogna dipendere costantemente dal Signore, arrenderGli la propria vita e accettare il dono della salvezza in Cristo attraverso la fede (3:21–4:25).

Quando accettiamo il dono della grazia di Dio, allora sperimentiamo la pace, la gioia e la certezza della salvezza spirituale e abbiamo comunione con Lui (cap. 5). Conoscendo e identificandoci con Gesù Cristo, morto per i nostri peccati, abbiamo anche la Sua potenza per “morire” al peccato (resistergli e sconfiggere la sua influenza deleteria nella nostra vita). Di conseguenza, possiamo fare ciò che è giusto secondo i principi di Dio e sperimentare la vita e la libertà spirituale che Egli desidera per noi (capp. 6, 7). Questa nuova vita “secondo lo Spirito” s’incentra sui desideri e i propositi del Signore, che portano alla glorificazione di tutti i credenti, nonostante le difficoltà che si possono affrontare in questa vita (cap. 8). Con Dio, infatti, siamo “più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati” (8:37). Il Signore continua a realizzare il Suo piano per ristabilire la comunione con gli uomini, nonostante l’incredulità di Israele e il rifiuto di Cristo (capp. 9–11). Infine, l’apostolo Paolo descrive come i credenti trasformati da Cristo debbano mostrare la giustizia, l’amore e gli altri tratti del carattere di Cristo in ogni aspetto della loro vita. Ciò comprende atteggiamenti e comportamenti di tutti i giorni, nonché ogni rapporto con le persone all’interno e all’esterno della chiesa (capp. 12–14). Dopo alcune parole conclusive di esortazione, d’incoraggiamento e un riferimento ai suoi progetti personali (cap. 15), Paolo presenta un lungo elenco di saluti. L’apostolo avverte i Romani della presenza di falsi insegnanti che provocano divisioni nella chiesa e conclude la lettera glorificando Dio per la Sua gloriosa opera di redenzione in Cristo Gesù (cap. 16).