Scrittore
Malachia
Tema
L’amore, la disciplina e la venuta del Signore
Datazione del testo
ca. 430–420 a.C.
Contesto
Il nome Malachia significa “messaggero del Signore”. Alcuni considerano il riferimento a “Malachia” in 1:1 come un titolo descrittivo piuttosto che il nome vero e proprio di una persona, ma è molto improbabile. Sebbene non ci venga detto niente del profeta altrove nell’Antico Testamento la sua personalità emerge chiaramente in questo libro. Era un ebreo molto devoto, che viveva in Giuda dopo l’esilio (successivamente al ritorno dei Giudei dalla cattività in Babilonia). Malachia visse nello stesso periodo di Neemia (che era al servizio del re Artaserse di Persia quando ricevette il permesso di tornare a Gerusalemme per guidare il progetto di ricostruzione delle mura cittadine). Malachia era probabilmente sacerdote oltre che profeta. Il suo messaggio pone forte enfasi sulla fedeltà al patto di Dio (cioè “l’accordo per la vita” tra Dio e Israele, 2:4, 5, 8, 10). Il profeta denunciò coraggiosamente la falsa adorazione (1:7–2:9), l’idolatria (2:10-12), il divorzio (2:13-16) e il derubare Dio (3:8-10). Tutto ciò fa capire che Malachia era un uomo fedele, integro e profondamente devoto al Signore.
Il contenuto del libro fornisce diverse informazioni importanti sul contesto storico e sul clima spirituale durante il ministerio di Malachia.
(1) Il tempio era stato ricostruito (516–515 a.C.) e i sacrifici e le festività erano ripresi.
(2) La legge di Dio era stata nuovamente presa in considerazione grazie al grande lavoro copistico di Esdra (ca. 457–455 a.C.; vd. Ed 7:10, 14, 25, 26).
(3) Il popolo si era scoraggiato perché gli eventi gloriosi nel futuro, di cui i profeti precedenti avevano parlato, non si erano ancora verificati (ad es. il Signore non era ancora venuto nel Suo tempio; i loro nemici non erano stati del tutto allontanati; il popolo di Dio non era onorato tra le nazioni). Il popolo si aspettava che tutti questi eventi si sarebbero presto realizzati. Dal momento che era passato molto più tempo di quello che aveva pensato, il popolo era diventato spiritualmente disattento e aveva ripreso il suo comportamento peccaminoso.
La pigrizia e l’insensibilità spirituale avevano riempito il cuore e condizionato gli atteggiamenti dei sacerdoti e del popolo (ca. 433 a.C.) e pochi prendevano sul serio la legge di Dio. Il clima spirituale di trascuratezza descritto da Malachia sembra essere lo stesso di quello trovato da Neemia quando tornò dalla Persia (ca. 433–425 a.C.) per prestare servizio per la seconda volta come governatore a Gerusalemme (cfr. Ne 13:4-30).
In quel tempo: (a) i sacerdoti erano diventati corrotti (1:6–2:9; Ne 13:1-9); (b) le offerte e le decime venivano trascurate (3:7-12; Ne 13:10-13); (c) il divorzio era assai praticato perché gli uomini potessero separarsi dalle proprie mogli ebree per sposare le donne (probabilmente più giovani) delle nazioni circonvicine (2:10-16; Ne 13:23-28). Per questi motivi è probabile che Malachia abbia pronunciato il suo messaggio proprio nel periodo tra il 430 e il 420 a.C.
Scopo
Quando Malachia scriveva, i Giudei che erano tornati in patria stavano affrontando numerosi problemi in molti aspetti della loro vita e, inoltre, un grave declino spirituale era già in atto. Si erano ripresentate le stesse situazioni che li avevano afflitti prima della conquista e dell’esilio in Babilonia un secolo e mezzo prima. Erano appena tornati a Gerusalemme dalla cattività e si trovavano già in affanno. Ora, circa cento anni più tardi, affrontavano le stesse problematiche e dimostravano lo stesso tipo d’infedeltà che aveva caratterizzato la nazione nel corso della sua storia. Questo è un esempio di quanto facilmente l’umanità cada negli stessi peccati e quanto sia lenta a imparare le lezioni dal passato.
Il popolo era diventato incredulo e diffidente verso il Signore, dubitò del Suo amore e delle Sue promesse e mise in dubbio la Sua giustizia, credeva che non ci fosse alcun vantaggio nell’ubbidire ai Suoi comandamenti. In questo modo la fede del popolo andava sempre più indebolendosi e la sua adorazione era diventata una routine, priva del vero timore e amore per il Signore.
Malachia mise sia i sacerdoti sia il popolo di fronte alla necessità:
(1) di abbandonare i propri peccati e la falsa religiosità prima che il Signore mandasse il Suo giudizio;
(2) di togliere gli ostacoli del dubbio e della disubbidienza che bloccavano il favore e la benedizione di Dio;
(3) di rinnovare la loro devozione al Signore e al Suo patto con cuori umili, sinceri e ubbidienti.
Sommario
Il libro consiste in un “oracolo” (cioè un messaggio profetico), suddiviso in sei parti. Ogni parte inizia con “la parola del Signore, rivolta a Israele per mezzo di Malachia” (1:1). Le dichiarazioni di Dio si affiancano a dieci domande retoriche che manifestano l’atteggiamento sbagliato di Israele. Una parte considerevole del libro è scritta in forma di dibattito, in cui Dio risponde tramite il Suo profeta per dimostrare quanto fossero irragionevoli e inutili i dubbi e le scuse di Israele. L’uso di domande e risposte in forma di dibattito non è insolito per i profeti dell’Antico Testamento e Malachia scrive quasi tutto il libro in questo stile.
Il messaggio profetico si sviluppa in sei passi:
(1) Nella prima parte, Dio mostra il Suo amore per Israele (1:2-5).
(2) Nel secondo punto, accusa i sacerdoti di essere capi e guardiani infedeli del rapporto tra Dio e Israele sotto il patto (1:6–2:9).
(3) Nella terza parte del messaggio rimprovera il popolo di essere venuto meno al patto che Dio aveva stabilito con i loro antenati (2:10-16).
(4) Nella quarta parte Malachia ricorda a Israele che il giudizio di Dio per aver disubbidito, disprezzato e infranto il patto con Lui, sarebbe stato inevitabile (2:17–3:6).
(5) Il quinto messaggio esorta i Giudei a ravvedersi. Se avessero fatto così, Dio avrebbe elargito ancora le Sue benedizioni al popolo (3:7-12).
(6) L’ultimo messaggio profetico si riferisce al “libro del ricordo” di Dio, cioè il registro di quanti rimangono fedeli nella loro adorazione al Signore e che portano onore al Suo nome (3:13-18). Malachia termina con un avvertimento e una promessa profetica riguardante il futuro “giorno del Signore” (4:1-6; per altri particolari sul “giorno del Signore” vd. introduzione a Sofonia).