Scrittore

Osea

Tema

L’infedeltà del popolo, il giudizio e l’amore di Dio, che riscatta.

Datazione del testo

715–710 a.C.

Contesto

Osea, il cui nome significa “salvezza”, è indicato come figlio di Beeri (1:1). Tutto quello che sappiamo di Osea deriva da ciò che egli rivela di sé nel suo libro. Osea era originario di Israele (il Regno del Nord) e non di Giuda (il Regno del Sud) e profetizzò alla sua stessa nazione. La conferma di quest’ultimo punto si evince da:

(1) i suoi tanti riferimenti a “Israele” ed “Efraim” (i due principali nomi per il Regno del Nord) e alla sua capitale “Samaria”;

(2) il suo riferimento al re d’Israele in Samaria come il “nostro re” (7:5);

(3) la sua profonda preoccupazione per la corruzione spirituale, morale, politica e sociale di Israele. Il ministerio di Osea ebbe inizio durante gli ultimi anni del ministerio di Amos (un profeta del Regno del Sud, quello di Giuda, che profetizzava al Regno del Nord, quello di Israele).

Amos e Osea sono gli unici due profeti dell’Antico Testamento i cui messaggi riguardano il solo Regno del Nord e la sua futura distruzione (per approfondire la scissione di Israele in due regni, vd. introduzione a I e II Re e II Cronache; vd. anche 1R 12–14 e 2Cr 10, 11 e la mappa Il Regno Diviso, pag. 588.) Dio mandò Osea a profetizzare al regno di Israele circa 30 anni prima che fosse conquistato e distrutto dagli Assiri (più tardi Geremia fu incaricato di fare la stessa cosa in Giuda prima della sua distruzione per mano dei Babilonesi). Quando Osea iniziò il suo ministerio durante gli ultimi anni del re Geroboamo II, Israele attraversava un periodo prospero e pacifico. Questa situazione diede al popolo un falso senso di sicurezza. Tuttavia, subito dopo la morte di Geroboamo II (753 a.C.), la nazione entrò in rapido declino e precipitò verso la rovina. Nell’arco di 15 anni dopo la sua morte, quattro re di Israele furono assassinati. Dopo altri 15 anni (722 a.C.), Samaria giaceva in rovina e gli Israeliti furono deportati in Assiria come prigionieri e dispersi poi tra le nazioni. Il tragico matrimonio di Osea, insieme al suo messaggio profetico, servivano a comunicare la Parola di Dio a Israele durante questi ultimi caotici anni, mentre si avvicinava alla rovina. Il Signore ordinò a Osea di sposare “una prostituta” (1:2) – una donna che molto probabilmente gli sarebbe stata infedele – per dare al popolo un esempio pratico e vivido dell’infedeltà spirituale di Israele verso Dio.

Sebbene alcuni abbiano interpretato il matrimonio di Osea come un’allegoria (cioè una storia immaginaria che, benché non fosse accaduta in realtà, simboleggi qualcos’altro), la maggioranza degli studiosi evangelici lo considerano un racconto storico letterale e costituisce una lezione pratica nella vita reale. Sembra tuttavia improbabile che Dio potesse ordinare a un profeta fedele di sposare una prostituta per dare una lezione concreta del Suo messaggio a Israele (benché il Signore possa scegliere ogni metodo che desidera). È più verosimile che Osea abbia sposato Gomer mentre era ancora casta e in seguito sia diventata una prostituta. In questo senso l’ordine di prendere in moglie “una prostituta” era una profezia di quello che sarebbe successo più tardi nel matrimonio. Il periodo storico del ministerio di Osea si colloca durante i regni di Geroboamo II di Israele e quattro re di Giuda (Uzzia, Iotam, Acaz e Ezechia; vd. 1:1) – nel periodo compreso tra il 755 a.C. e il 715 a.C. circa. Osea era con tutta probabilità più giovane degli altri profeti che vivevano nello stesso periodo, come Amos (che profetizzò in Israele poco prima di Osea), Isaia (che svolse il suo ministerio a Gerusalemme, con un messaggio che riguardava gli eventi internazionali) e Michea (che si rivolgeva ai capi, ai profeti, ai sacerdoti, ai giudici e agli uomini d’affari corrotti in tutto il paese di Giuda). I periodi cui fa riferimento Osea riguardano i quattro re di Giuda piuttosto che i brevi regni degli ultimi sei re di Israele. Questo potrebbe indicare che egli fuggì dal Regno del Nord per vivere nel paese di Giuda poco prima che la capitale di Israele, Samaria, fosse conquistata dagli Assiri (722 a.C.). Lì avrebbe riportato le profezie nel libro che porta il suo nome.

Scopo

La profezia di Osea era l’ultimo tentativo di Dio di chiamare gli Israeliti al ravvedimento – per interrompere la loro costante ribellione e la loro idolatria, rinnovando la loro consacrazione all’unico vero Dio – prima di pronunciare il Suo giudizio sui loro peccati. Il libro fu scritto per rivelare:

(1) che il Signore continua ad amare il Suo popolo e che desidera intensamente redimerlo dalla ribellione e ristabilire il Suo rapporto con lui;

(2) che ci sono conseguenze tragiche per coloro che disubbidiscono ostinatamente al Signore e respingono il Suo paziente e amorevole richiamo.

L’infedeltà della moglie di Osea è rievocata come un esempio vivente della slealtà e dell’infedeltà di Israele verso Dio. Gomer cerca relazioni con altri uomini, allo stesso modo in cui Israele insegue inutili relazioni con altri dèi; Gomer si macchia dell’adulterio fisico e Israele di quello spirituale.

Sommario

I capp. 1–3 descrivono il matrimonio di Osea con Gomer. I nomi dei loro tre figli sono segni profetici per Israele: Izreel (Dio disperde), Lo-Ruama (non amato) e Lo-Ammi (popolo non mio). L’intenso e continuo amore di Osea per la propria moglie adultera simboleggia l’eterno amore di Dio per Israele. I capp. 4–14 contengono una serie di profezie enunciate da Osea, che paragonano l’infedeltà di Israele con quella di sua moglie. Quando Gomer lascia Osea per altri amanti (cap. 1), le sue azioni rappresentano Israele che abbandona il Signore per procedere lungo la propria via e seguire altri dèi (capp. 4–7). La vergogna e la miseria di Gomer (cap. 2) rappresentano la vergogna e il giudizio di Israele (capp. 8–10). Quando Osea riscatta (cioè riacquista, libera) Gomer dal mercato degli schiavi (cap. 3), le sue azioni rappresentano il desiderio e la volontà di Dio, nel Suo amore, di restaurare Israele nel futuro (capp. 11–14). Il libro mostra che, siccome Israele ha respinto il Suo amore e l’opportunità di tornare a Lui, Dio non può rimandare ulteriormente il Suo giudizio.