Scrittore

Salomone e altri

Tema

Saggezza per una vita retta

Datazione del testo

ca. 970–700 a.C.

Contesto

L’Antico Testamento ebraico era tradizionalmente diviso in tre sezioni: la Legge, i Profeti e gli Scritti (cfr. Lu 24:44). Gli Scritti si suddividono a loro volta in Libri Poetici e Sapienziali. Il libro di Proverbi è parte integrante di quest’ultima categoria, con Giobbe, Salmi ed Ecclesiaste. Parallelamente, l’antico Israele disponeva di tre categorie di servitori: i sacerdoti, i profeti e i sapienti (uomini saggi), uomini in grado cioè di fornire il giusto consiglio in tutte le circostanze della vita. Proverbi presenta la saggezza – divinamente ispirata – trasmessa da questi uomini. Il termine ebraico mashal, tradotto “proverbio”, può significare “oracolo”, “parabola” o “detto saggio”. La maggior parte di queste massime insegna lezioni pratiche sugli atteggiamenti e i comportamenti della vita in generale. In Proverbi incontriamo discorsi piuttosto lunghi (ad es. 1:20-33; 2:1-22; 5:1-14) come pure brevi norme. Si arriva addirittura a frasi semplici, che sembrano staccate dal contesto, ma che sono poste lì per incoraggiare a una vita saggia e onorevole.

Nonostante il libro di Proverbi rappresenti una forma di insegnamento tipica dell’antico Medio Oriente, la sua saggezza è unica. Questo testo parla di una sapienza basata sul rispetto per il Signore e per le norme morali stabilite per il Suo popolo. A quei tempi era molto comune insegnare tramite l’uso di detti popolari, perché per l’ascoltatore i concetti apparivano chiari e specifici, per di più si potevano memorizzare con facilità e tramandare di generazione in generazione. Nella tradizione ebraica, Davide è ricordato per aver composto salmi di adorazione a Dio, analogamente, suo figlio Salomone per aver scritto proverbi e massime che insegnano e trasmettono saggezza (vd. 1:1; 10:1; 25:1). Conformemente con quanto scritto in 1R 4:32, durante la sua vita, Salomone scrisse ben 3.000 proverbi e 1.005 canti. Altri scrittori menzionati in Proverbi sono Agur (30:1-33) e il re Lemuel (31:1-9). Di costoro non sappiamo nulla, oltre al fatto che scrissero alcune parti del libro. Dalla lettura di Proverbi 22:17 e 24:23 si può desumere che nella stesura del testo siano stati coinvolti altri scrittori.

Anche se la maggior parte dei proverbi fu composta attorno al X sec. a.C., la prima raccolta o la copia completa del libro apparve durante il regno di Ezechia e non prima (ca. 700 a.C.). La raccolta in un unico testo dei Proverbi di Salomone, a opera degli uomini di Ezechia (25:1–29:27), può essere datata 715-686 a.C. durante un periodo di risveglio spirituale sotto la guida dello stesso re. È possibile che anche gli scritti di Agur, Lemuel e i “detti dei saggi” siano stati raccolti in questo periodo.

Scopo

Lo scopo del libro, dichiarato al cap. 1:2-7, è di provvedere e sviluppare sapienza, disciplina, comprensione, discernimento e guida per ispirare una vita giusta ed equilibrata, secondo la volontà di Dio (1:2, 3). Semplicemente applicando tale saggezza nella vita quotidiana:

(1) le persone semplici diventeranno sagge (1:4);

(2) i giovani acquisteranno conoscenza e riflessione (1:4);

(3) i saggi apprenderanno ancora più sapienza (1:5, 6).

Sebbene il libro di Proverbi sia fondamentalmente un manuale di saggezza che incoraggia a vivere in modo corretto, racchiude un concetto che rappresenta le fondamenta per tale assennatezza: “Il timore di Dio” (1:7). Temere il Signore significa nutrire un profondo rispetto per l’assoluta potenza e autorità di Dio quale Creatore onnipotente e Giudice supremo. Questo sacro rispetto verso il Signore è la ragione fondamentale per accrescere questa sapienza (vd. articolo Il Timore del Signore, pag. 315). Di fatto, “il timore di Dio” richiede una seria determinazione nel fare ciò che Egli ritiene giusto e degno d’onore, evitando al contempo ciò che considera sbagliato e meritevole di biasimo.

Sommario

Il tema ricorrente in tutto il libro di Proverbi è: “Sapienza per una vita giusta”. Questo tipo di saggezza ha inizio con un’umile sottomissione a Dio e riconosce in Lui l’autorità primaria nella vita. Partendo da questo presupposto, il libro di Proverbi si occupa di ogni aspetto della vita. La sapienza espressa nel libro:

(1) abbraccia molti temi quali la famiglia, la giovinezza, la purezza sessuale, la fedeltà coniugale, l’onestà, il lavoro, la generosità, l’amicizia, la giustizia, la rettitudine, la disciplina;

(2) mette in guardia dalla follia di comportamenti peccaminosi quali la ribellione, la violenza, la divisione, il parlare senza controllo, l’uso di alcoolici, la ghiottoneria, la sensualità, l’immoralità, la disonestà, la pigrizia, le cattive compagnie;

(3) contrappone il buon senso all’irresponsabilità, il giusto al malvagio, l’orgoglio all’umiltà, la pigrizia al lavoro, la povertà alla ricchezza, l’amore alla sensualità, la verità all’errore, la vita alla morte. Sebbene il libro di Proverbi, come pure quello dei Salmi, non sia così facilmente delineato o riassumibile come altri libri della Bibbia, contiene ugualmente una precisa struttura (vd. schema). Ciò è particolarmente evidente nei primi nove capitoli, i quali contengono una serie di tredici “conversazioni”, che un padre saggio intavola con un figlio alla soglia della gioventù. A eccezione di queste sezioni (vd. 1:30; 8:1; 9:1), ognuna esordisce con le parole “figlio mio” o “figlioli miei”. Questi tredici dialoghi “padre/figlio” contengono indicazioni molto importanti per la vita dei giovani. A partire dal cap. 10, Proverbi contiene una serie di istruzioni che riguardano invece la famiglia nel suo complesso (vd. 10:1; 12:4; 17:21, 25: 18:22; 19:14, 26; 20:7; 21:9, 19; 22:6, 28; 23:13, 14, 22, 24, 25; 25:24; 27:15, 16; 29:15- 17; 30:11; 31:10-31).

Sebbene Proverbi sia un libro con dei contenuti molto pratici (poiché i suoi principi toccano tutti gli aspetti della vita), comprende anche una chiara e penetrante visione di Dio. Qui la saggezza dichiara la sua fonte (8:22-31) e attesta che Dio è il Creatore (3:19, 20; 8:22-31; 14:31; 22:2), identificato anche come onnisciente, (5:21; 15:3, 11; 21:2), giusto e retto (11:1; 15:25-27, 29; 19:17; 21:2, 3), con l’autorità assoluta di fare ciò che desidera (16:9, 33; 19:21, 21:1). Il libro di Proverbi termina con un tributo straordinario alla moglie dal carattere saggio e virtuoso (31:10-31).