Scrittore

Giovanni

Tema

La devozione alla verità di Dio e l’ospitalità per i Suoi messaggeri

Datazione del testo

85–95 d.C.

Contesto

Giovanni, uno dodici apostoli, si presenta nuovamente con il titolo di “anziano” (v. 1; vd. introduzione a 2 Giovanni). Questa lettera viene indirizzata a un credente, particolarmente fedele, di nome Gaio (v. 1) che era, molto probabilmente, membro di una delle chiese presenti in Asia Minore (l’odierna Turchia). Così come avvenne per le altre lettere dell’apostolo, anche questa fu scritta molto probabilmente a Efeso negli ultimi anni 80 o i primi anni 90 d.C. (per ulteriori informazioni su Giovanni, vd. introduzione al Vangelo di Giovanni e 1 Giovanni). Verso la fine del primo secolo, i ministri itineranti (quelli che viaggiavano di città in città) erano generalmente sostenuti dai credenti, che li ospitavano in casa e li aiutavano a proseguire il viaggio, dando loro un sostegno economico (vv. 5-8; cfr. 2Gv 10). Gaio era uno di quei credenti che, responsabilmente, ospitavano e sostenevano i ministri itineranti di provata fedeltà (vv. 1-8). Paradossalmente, un credente di nome Diotrefe si opponeva arrogantemente agli insegnamenti di Giovanni e si rifiutava di ricevere i suoi inviati.

Scopo

Giovanni scrisse per:

(1) elogiare Gaio per la sua ospitalità (accoglienza, cordialità, generosità) e per il suo sostegno nei confronti dei ministri itineranti;

(2) avvertire indirettamente il ribelle e orgoglioso Diotrefe;

(3) informare Gaio e gli altri, della sua prossima visita.

Sommario

La 3 Giovanni menziona tre uomini.

(1) Gaio, elogiato calorosamente per la sua fedeltà al Signore, la sua devozione alla verità (vv. 3, 4) e per la sua ospitalità esemplare, offerta ai servitori di Dio (vv. 5-8).

(2) Diotrefe, un uomo arrogante ed egoista, biasimato per il suo orgoglio (“aspira ad avere il primato”, v. 9). Questi aveva respinto una lettera precedente di Giovanni (v. 9), calunniato personalmente l’apostolo e rifiutato di accogliere gli inviati di Giovanni. Diotrefe minacciava persino di scomunicare (cioè mandare via dalla chiesa) quanti accoglievano e ospitavano questi messaggeri (v. 10).

(3) Demetrio, forse il latore di questa lettera o un credente di una chiesa limitrofa, elogiato come un uomo fedele, di buona reputazione (v. 12).